Intesa San Paolo, Bazoli: Lascio dopo 30 anni con serenità

"Se per i consiglieri si conclude un triennio, per me con questa assemblea si conclude oltre un trentennio nella banca, con responsabilità prima operative, poi di strategia e sorveglianza". Così il presidente del cds di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, aprendo i lavori dell'assemblea dei soci. Bazoli ha detto di lasciare "con grande serenità e fiducia" a persone "di grande professionalità che godono di grande stima". A Bazoli sarà conferita la carica di presidente emerito. "A questa serenità non è estranea la convizinione di aver adempiuto al compito che mi era stato affidato facendo anche del bene al Paese", ha spiegato il presidente del cds ricordando quando nel 1982 gli fu affidato il Nuovo Banco Ambrosiano.

"E' come avere avanti il proprio film – ha ricordato Bazoli – che inizia il 3 agosto del 1982, quando fui designato a presiedere il Nuovo Banco, nato sulle ceneri del Banco Ambrosiano, essendo stato indotto ad accettare quella temeraria sfida da Carlo Azeglio Ciampi, allora governatore della Banca d'Italia, e da Nino Andreatta, allora ministro del Tesoro". Il banchiere bresciano ha spiegato che Ciampi e Andreatta rappresentarono per lui "un fondamentale punto di riferimento in quegli anni difficilissimi. Anni nei quali ho compreso come sia utile e non solo doveroso chiamare bene il bene e male il male, senza opportunistiche mistificazioni".

Secondo Bazoli la "drammatica" vicenda del Banco Ambrosiano "è tornata oggi di singolare attualità con i salvataggi avvenuti in questi tempi di alcune banche italiane". "Il rilancio del Banco Amborsiano è stato infatti evocato da alcuni commentatori in questi giorni come un caso esemplare, e forse imitabile, che permise agli azionisti dell'epoca, penalizzati dalla liquidazione del banco, di recuperare una parte consistente dell'investimento perduto, attraverso il meccanismo dei warrant emessi in occasione dell'aumento di capitale".

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