Il presidente della Bce parla in audizione di fronte alla commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo

La ripresa dell'eurozona "rimane solida e ampia" anche se l'inflazione deve ancora mostrare "segnali convincenti di una tendenza al rialzo autosufficiente" dagli acquisti di titoli di Stato e dai tassi ai minimi. Non cambia, dunque, la visione del presidente della Bce, Mario Draghi, nell'ultima audizione all'Europarlamento del 2017.

Draghi ribadisce che l'accelerazione della crescita dell'eurozona rende questo attuale "il momento giusto" per gli Stati membri per ridurre deficit e debito. Sul problema "chiave" dei crediti deteriorati, i cosidetti Npl, il banchiere centrale ritiene che le soluzioni non possano interessare solo i nuovi flussi di prestiti che non tornano indietro, insistendo tuttavia sulla necessità di completare l'unione bancaria anche in termini di condivisione del rischio. Secondo il numero uno di Francoforte le spinte inflazionistiche di fondo, ovvero depurate da bene alimentari ed energia, "sono ancora sottotono" perché "i miglioramenti del mercato del lavoro che abbiamo osservato hanno ancora bisogno di tempo per tradursi in una crescita dei salari più dinamica".

La ragione per cui è ancora necessario il quantitative easing, seppur ridotto da 60 a 30 miliardi al mese da gennaio, è proprio questo. Draghi fa il volto severo sugli Npl, questione cara all'Italia, che ne detiene lo stock maggiore di tutta l'euro area. C'è bisogno "di uno sforzo congiunto" tra vigilanza della Bce, autorità nazionali e governo affinché la questione "possa esser risolta".

Ma non bisogna aggredire solo i crediti che andranno deteriorandosi a partire da gennaio 2018. "Certi aspetti – chiarisce il banchiere centrale – si rivolgono solo ai nuovi Npl, ma il problema è anche quello del lascito della crisi, in questo problema c'è molto anche degli Npl del passato". La funzione di vigilanza della Bce è separata da quella svolta da Draghi ed è presieduta dalla francese Daniele Nouy. Tale supervisore unico ha proposto l'Addendum che prevede una stretta sulla coperture da Npl che potrebbe scattare con il nuovo anno.

La consultazione in merito scade l'8 dicembre, ma anche la Commissione Ue ha avviato una consultazione pubblica per nuove norme sui crediti deteriorati, che si chiude il prossimo 30 novembre, ed è finalizzata a nuove norme da attuare a partire dal prossimo marzo. Nouy ha aperto nei giorni scorsi, proprio in un'audizione all'Europarlamento, a rallentare sull'entrata in vigore del cosiddetto Addendum. Se Draghi sembra dare una sponda alla capa della vigilanza, il presidente della Bce non fa sconti nemmeno a quei Paesi rigoristi, come la Germania, che si stanno mettendo di traverso sulla creazione di uno dei pilastri dell'unione bancaria, lo schema comune di assicurazione sui depositi (Edis). "Condivisione e riduzione del rischio dovrebbero andare sempre di pari passo", precisa Draghi, che evidenzia che "la questione degli Npl e l'Edis sono collegate".

L'ex governatore della Bankitalia ribadisce l'esortazione agli Stati membri dell'eurozona ad agire nel momento favorevole della crescita per mettere a posto i conti pubblici. "Questo è il momento giusto – dice – per migliorare la situazione a livello di bilancio, senza attendere che questi miglioramenti scaturiscano con la crescita e i bassi tassi d'interesse". Draghi avverte che gli Stati "devono acquisire spazio fiscale in caso di scoppio di nuove crisi". 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata