L'ex terrorista dei Pac è convinto che il Brasile non lo consegnerà all'Italia

La revisione della decisione del presidente brasiliano Michel Temer non è possibile "a causa del lasso di tempo e del fatto che non esiste alcun difetto nella conclusione finale, come riconosciuto dalla stessa Corte suprema federale". Lo ha spiegato il legale di Cesare Battisti, ex terrorista dei Pac condannato in Italia a quattro ergastoli per altrettanti omicidi, convinto che il Brasile non lo consegnerà all'Italia. Come riporta il quotidiano brasiliano O Globo, secondo la difesa di Battisti, "la prescrizione della richiesta punitiva per i reati attribuiti (a Battisti, ndr) nel Paese di nascita impedisce anche la sua estradizione". "La fiducia – continua il legale – è che il presidente della Repubblica, noto professore di diritto costituzionale, rispetterà le leggi brasiliane anche a fronte di pressioni politiche interne ed esterne".

Ieri, sempre i media brasiliani avevano riportato la notizia che il governo di Temer fosse pronto a revocare lo status di rifugiato politico a Battisti e starebbe aspettando solo il via libera della Corte suprema federale (Stf). Se i giudici non concederanno l'habeas corpus preventivo richiesto dalla difesa di Battisti, il governo potrebbe decretare l'estradizione dell'ex membro dei Proletari armati per il comunismo (Pac).

La decisione sull'habeas corpus spetta al giudice monocratico Luiz Fux. Secondo indiscrezioni, il governo starebbe già preparando un parere, nel caso in cui la Corte ritardasse la sentenza o stabilisse che la decisione spetta all'esecutivo. Ma per ora il governo sembra intenzionato ad agire solo dopo che il giudice si sarà pronunciato.

Battisti era stato arrestato il 4 ottobre vicino al confine con la Bolivia mentre, secondo la polizia, stava provando a scappare. L'ex membro dei Pac è stato condannato in Italia in contumacia in via definitiva nel 1993 per quattro omicidi. È fuggito prima in Francia e poi in Brasile: qui fu arrestato nel 2007 e, a seguito del fermo, l'Italia ne chiese l'estradizione. Nel 2009 la Corte suprema brasiliana aveva autorizzato l'estradizione, ma si trattava di una decisione non vincolante, che lasciava l'ultima parola al capo dello Stato. L'allora presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, nel suo ultimo giorno di mandato il 31 dicembre del 2010, negò l'estradizione.
 

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