Il pontefice ospite della trasmissione 'Che tempo che fa' su Nove. "Le benedizioni dei gay? Si paga il prezzo della solitudine"
“Come sto? Sono ancora vivo“. È un Papa Francesco in buona salute e con il sorriso quello che si collega da Casa Santa Marta con gli studi di ‘Che tempo che fa‘ su Nove. Dopo qualche preoccupazione per la bronchite che lo aveva colpito nei giorni, Bergoglio appare in buona salute, come già si era visto all’Angelus delle 12.
La prima domanda di Fabio Fazio tocca uno degli argomenti più spinosi: quello delle dimissioni. “È una possibilità aperta a tutti i Papi ma per il momento non è ancora al centro dei miei pensieri“, le parole del Pontefice, che chiarisce: “se mi sento in grado di servire vado andanti, quando non me la sentirò più ne parleremo”.
Accantonato l’argomento, Bergoglio tocca tanti temi diversi nei 52 minuti di intervista, a partire da quello della guerra in Mediorente, così come in Ucraina, che tanto lo fanno soffrire. “Tutti i giorni sento telefonicamente la parrocchia di Gaza, mi raccontano le cose terribili che succedono, quanti arabi morti e quanti israeliani morti, due popoli chiamati a essere fratelli, che si stanno autodistruggendo. Questa è la guerra: distruggere”, dice il Papa, che torna a indicare nel traffico di armi il vero problema. “C’è un’apparente autodistruzione, è difficile fare la pace, non so perché” “ma dietro alla guerra c’è il commercio delle armi”. Per il Pontefice, la guerra “è una opzione egoistica, che ha questo gesto: prendere per me. Mentre la pace ha il gesto contrario: dare, e dare la mano. È vero che è rischioso fare la pace, ma è più rischiosa la guerra”. Per tutti però c’è la possibilità di perdono perché, dice Bergoglio, “il Signore non si stanca di perdonare. Siamo noi a stancarci di chiedere perdono. Pensa ai fabbricatori di armi, che sono fabbricatori di morte. Il Signore è vicino a loro, tocca i loro cuori per portarli a un cambio di vita”.
Altro tema caldo l’apertura alle benedizioni per le coppie irregolari e dello stesso sesso, una scelta questa che ha fatto discutere fuori e dentro la Chiesa. “Il Signore benedice tutti e tutti coloro che sono capaci di essere battezzati, cioè ogni persona, ma poi le persone devono entrare in colloquio con il Signore e vedere la strada che il Signore propone loro. Noi dobbiamo prenderle per mano e aiutarle ad andare per quella strada, non condannarle dall’inizio”, spiega il Pontefice, che è consapevole di ciò che comporta la sua apertura. “Nel momento in cui si prende una decisione – ricorda rispondendo alla domanda di Fazio – spesso c’è il prezzo della solitudine che devi pagare“.
Bergoglio torna poi ai migranti, contro cui “c’è crudeltà. I migranti sono trattati come cose”, dice, ricordando la tragedia di Cutro. “È vero che ognuno ha diritto a rimanere a casa e di migrare” ma “una bella politica della migrazione, ben pensata, aiuta anche i Paesi sviluppati come Italia e Spagna. Dobbiamo prendere il problema dei migranti nelle mani, togliere tutte le mafie che li sfruttano e andare avanti nel risolvere il problema. Migrare è un diritto, rimanere in patria è un altro diritto, bisogna rispettare ambedue”, dice ancora citando i “5 paesi che ricevono i migranti, Cipro, Grecia, Malta, Italia e Spagna” e chiedendo loro di “non chiudere le porte per favore”.
Nell’ammettere che la sua paura è “l’escalation bellica” e “la capacità di autodistruzione che oggi ha l’umanità“, Bergoglio poi annuncia un suo probabile ritorno in Argentina a dieci anni dalla partenza per Roma. Mentre il Paese è alle prese con un nuovo governo del neo eletto presidente Javier Milei, “c’è la possibilità di fare un viaggio nella seconda parte dell’anno: ora ho capi di governo e cose nuove. Ad agosto – conclude – devo fare il viaggio in Polinesia e dopo si farebbe quello in Argentina, se si può fare, ma io vorrei andarci”.
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