Il porporato, accusato di aver destinato migliaia di euro del Vaticano a una coop del fratello, parla in conferenza stampa: "Non ho commesso reati, non temo arresti"
"Mi sento un pochino stralunato, mi sembra tutto surreale, ma cerco di essere realista. È una cosa surreale perché ieri alle 18.02 mi sentivo amico del Papa, fedele esecutore del Papa e poi il Papa, parlando, mi dice che non ha più fiducia in me perché gli è giunta la segnalazione dai magistrati che io avrei commesso atti di peculato". Così il cardinale Angelo Becciu si difende in una conferenza stampa convocata all’indomani delle sue dimissioni dal ruolo di prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi rinunciando contestualmente ai diritti legati al cardinalato.
Al centro della vicenda, come ricostruito da un’inchiesta de L’Espresso, ci sarebbero centinaia di migliaia di euro destinati alla cooperativa Spes, braccio operativo della Caritas di Ozieri (Sassari), di cui è presidente il fratello del cardinal Becciu, Tonino. Le donazioni sarebbero partite dalla Cei, due tranche da 300mila euro, e dall’Obolo di San Pietro, un versamento da 100mila euro, per un totale di 700mila euro. Ma il nome del porporato è legato anche a un’altra vicenda ambigua: la compravendita di un palazzo a Londra di proprietà della Segreteria di Stato.
"Quei 100mila euro li ho destinati alla Caritas di Ozieri, mia dicoesi, ma è nella discrezione del Sostituto utilizzare somme in un fondo particolare per sostenere varie opere", spiega Becciu che poi aggiunge: "In 7-8 anni non ho mai fatto opere di sostegno per la Sardegna, so che nella mia diocesi c’è una situazione di emergenza per quanto riguarda disoccupazione". "Ho telefonato a mio fratello e al vescovo e mi hanno detto che i soldi sono lì, nel fondo Caritas, non sono stati usati, come mai vengo accusato di peculato e favoreggiamento della mia famiglia?", continua l’ormai ex cardinale.
Per quanto invece riguarda il palazzo londinese Becciu spiega che l'Obolo di San Pietro "non è stato toccato, non è stato utilizzato, la Segreteria di Stato aveva un fondo, bisognava farlo maturare, mantenerlo vivo". Becciu ha poi parlato del rapporto con il Santo Padre spiegando nel dettaglio il colloquio che ha portato alle sue dimissioni. "Al Santo Padre l’ho detto 'se lei non ha più fiducia in me, rimetto il mio mandato, mi dimetto e basta'. Il Papa ha accettato le dimissioni e mi ha chiesto di rinunciare ai privilegi di cardinale". Uno scambio non facile, secondo quanto ricostruito da Becciu che ha parlato delle difficoltà di Bergoglio: "Soffriva a dirmelo, io ero bianco in volto e lui era turbato. Non è stato un momento molto sereno, l’ho accettato come fulmine a ciel sereno. Poi ci siamo lasciati, il colloquio è durato circa 20 minuti".
Becciu ha sottolineato il "diritto all’innocenza di ognuno" ma ha colto l'occasione per rinnovare la sua fiducia nel Papa: "Gli ho promesso fedeltà fino alla fine, anzi diventando cardinale ho promesso di dare la vita. Non lo tradirò mai, anzi sono pronto a dare la vita". Becciu per il momento non è stato chiamato dai magistrati. "Sono qui, sono pronto a chiarire, tanto più che ora non ho più diritti da cardinale", ha aggiunto il prelato che ha poi concluso: "Non temo di essere arrestato perché non mi pare di aver commesso nessun reato, non so perché mi dovrebbero arrestare".
Poco dopo è arrivata anche una nota congiunta firmata dagli avvocati della famiglia Becciu: "Nell’interesse della Famiglia Becciu e con riferimento alla vicenda delle pubblicazioni apparse, tra ieri e oggi, sul settimanale L’Espresso e sul quotidiano La Repubblica in merito alle dimissioni di S.Em. Rev.ma il Cardinale Angelo Becciu, si domanda la pubblicazione integrale del presente comunicato. Le notizie riportate dai predetti organi di comunicazione sono destituite di fondamento e malevolmente false, in particolare per i riferimenti, fantasiosi e indimostrabili, a presunte erogazioni provenienti dall’Obolo di San Pietro e dirette a membri della Famiglia del Cardinale, ovvero a enti privati riconducibili a taluni di essi".
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