Il segretario Pd: " Sul nostro simbolo c'è solo il nome del partito perché rappresenta la nostra comunità. Con l'ultimo governo di centrodestra Italia andò in bancarotta"

“Inizio qui un lungo viaggio che ci porterà il 25 di settembre a vincere le elezioni nel nostro Paese”. Enrico Letta apre la campagna elettorale del Pd dal palco della festa dell’Unità di Bologna. Ad accoglierlo, a sorpresa, tra gli stand dei volontari che intonano ‘Bella ciao’ e lo invitano a non arrendersi, c’è anche Romano Prodi. I due si abbracciano. “Fa caldo, togliti la giacca”, come si fa a casa, l’invito che rivolge il professore al segretario dem. Lui sorride, ma declina e sale sul palco tra gli applausi dei militanti, pur ‘orfani’ delle bandiere di partito vietate dalle regole della par condicio in campagna elettorale.

“Comunità” e “unità” sono le prime parole che Letta mette nero su bianco sulla carta d’identità del ‘suo’ Pd. “Gli altri sono tutti partiti personali: hanno tutti preso in prestito quell’idea berlusconiana in cui il nome sostituisce il simbolo del partito, la persona sostituisce il partito. Sul nostro simbolo c’è solo il nome del partito perché rappresenta la nostra comunità”, ribadisce. Il richiamo è proprio all’esempio di Prodi. “Siamo fieri di aver creato nuovamente convergenze a sinistra, seguendo quell’idea inclusiva dell’Ulivo di Romano. Quello che ci ha consentito di battere due volte Silvio Berlusconi e prepariamoci per la terza volta”, insiste tra gli applausi. Il leader dem ricorda quando a palazzo Chigi c’era il centrodestra. “L’ultima volta l’Italia perse 3 punti di crescita, accumulò un sacco di debito pubblico, la disoccupazione giovanile passò dal 21 al 31%””, elenca. Oggi, sottolinea Letta, “sono gli stessi. Giulio Tremonti forse di nuovo ministro dell’Economia, Giorgia Meloni era ministro di quel governo ora è candidata premier. Quel governo portò l’Italia alla bancarotta, fu costretto alle dimissioni, ci vollero anni e anni di sacrifici che tutti noi ricordiamo. Quando all’estero guardano con preoccupazione è perché si ricordano di questa destra. Questo non si deve ripetere. Oggi è il momento della scelta”.

Il leader spiega allora la scelta fatta per la campagna elettorale, i manifesti lanciati sui social che presto arriveranno nelle città. La volontà chiara è quella di polarizzare il confronto, non credendo nella possibilità di terze vie (o poli) per fermare la destra. “E’ molto semplice, da una parte il colore nero, dall’altra il rosso. Si basa su una parola semplice: scegli, o di qua o di là. Con questa legge elettorale o si sta con le destre (e sui manifesti con Putin, contro i vaccini, per i combustibili fossili e il lavoro sottopagato, ndr) oppure dalla nostra parte (e quindi con l’Europa, la scienza, le energie rinnovabili e il salario minimo, ndr) con un governo democratico, progressista ed europeista”. Sul web la campagna incassa like e polemiche. Netto il giudizio di Carlo Calenda: “La scomparsa definitiva della politica ridotta a roulette. Che orrore”, sentenzia a suo modo il leader di Azione.

Su Twitter, anche l’ex campione di tennis Paolo Bertolucci ha qualcosa da ridire: “Consiglio di un semplice cittadino: cambiate grafico”, scrive. A rispondergli è direttamente Giovanni Sasso: “Cosa diresti se io, da semplice cittadino, ti consigliassi di cambiare l’impostazione del tuo rovescio? (Sono il direttore creativo della campagna del Pd, ma si fa per scherzare eh!)”, replica. “Avresti dovuto pensarci nel 1970”, scherza Bertolucci, ma Sasso ribadisce la linea: “Avrei dovuto dire ad Adriano Panatta: ‘Da semplice cittadino, cambia compagno di doppio’. Ma avrei sbagliato, vedi?”.

La scelta di fare del voto del 25 settembre una partita a due, comunque, resta. No, quindi, per Letta e i suoi a un confronto tv con tutti gli altri leader (confermato, invece, il dibattito a due con Giorgia Meloni sul Corriere.it il 12 settembre moderato dal direttore Luciano Fontana). “Non c’è nessuna legge o disposizione che obblighi al confronto con partiti minori, il dibattito esiste solo per Calenda e le sue pretese da post adolescente che forse ha ricevuto troppi no nella vita”, tagliano corto al Nazareno. I sondaggi, assicurano, sono la spinta a fare meglio. “La campagna elettorale durerà 30 giorni, saranno 30 giorni impegnativi. Stiamo per vivere un momento che cambierà la storia del nostro Paese – è convinto Letta – noi ci crediamo. Nessun destino è già scritto”.

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