L'attacco di Di Maio: "Il partito di Conte ha già deciso di non votare la fiducia al governo Draghi", ma "il direttivo della Camera del gruppo M5S, oggi partito di Conte, ha espresso la volontà di votare la fiducia, al di là della volontà dei vertici"
Dopo tre giorni di assemblea permanente, oggi per il leader M5S Giuseppe Conte e i parlamentari è una vigilia di riflessione, di quiete prima della possibile tempesta. L’avvocato del popolo non si pronuncia sul voto di domani, resta ferma a quanto detto ieri al termine della riunione congiunta di deputati e senatori: “Adesso la decisione spetta a Draghi”. L’unica notizia che lo riguarda è la notte trascorsa, tra domenica e lunedì, al policlinico Gemelli di Roma per un breve ricovero dovuto a un’intossicazione alimentare.Intanto gli eletti cinque stelle pronti a votare la fiducia – a quanto riferiscono fonti parlamentari – sarebbero saliti a 25. Ma è più alto il numero di coloro che pendono dalle labbra del premier Mario Draghi, sperano che il presidente del Consiglio apra sui temi posti dal Movimento, che lasci intravedere a Conte uno spiraglio che lo convinca a non uscire dall’esecutivo. I governisti M5S sono in pressing, insomma, come conferma il capogruppo alla Camera Davide Crippa, tra i più critici della linea scelta dal leader. “Ascolteremo il discorso di Draghi in aula domani. Trovo chiaro che se aprirà ai principali temi posti all’interno dei nove punti da parte del Movimento 5 stelle, diventa ingiustificabile non confermare la fiducia”, dice. E a chi gli domanda se si profila una nuova scissione nel M5S, Crippa risponde: “L’oggetto è cosa dirà Draghi e come si reagirà alle dichiarazioni di Draghi”. Più categorica la deputata Maria Soave Alemanno: “Se il presidente Draghi chiederà la fiducia alla Camere, io la accorderò senza alcun dubbio. Oltre un anno fa, in piena crisi pandemica ho approvato la formazione di un Governo di unità nazionale. Non smetterò di sostenerlo oggi di fronte a un’emergenza sociale, se possibile, ancora più critica”.La frattura resta, insomma, ma molti vorrebbero evitarla. Vogliono restare nel governo ma senza uscire del Movimento. Una condizione di travaglio e incertezza in cui si inserisce il grande ex Luigi Di Maio, che riunisce la pattuglia di parlamentari di Insieme per il futuro e sottolinea la spaccatura tra i cinque stelle: “Il partito di Conte ha già deciso di non votare la fiducia al governo Draghi”, ma “il direttivo della Camera del gruppo M5S, oggi partito di Conte, ha espresso la volontà di votare la fiducia, al di là della volontà dei vertici”, afferma, dicendosi dispiaciuto “per la caccia alle streghe contro i nostri ex colleghi. Sappiamo cosa si prova, lo hanno già fatto anche con noi. Li incoraggiamo ad andare fino in fondo”. Parole che provocano la reazione del gruppo pentastellato a Montecitorio: “Quanto riferito dal ministro Di Maio in riunione col suo gruppo parlamentare, a proposito di una volontà precostituita da parte dei componenti del direttivo del gruppo M5S Camera, non risponde al vero”. Una smentita che in Ipf leggono come una conferma: “Finalmente chiarezza, la linea del partito di Conte ormai è consolidata: diranno no al governo Draghi”. Nel dibattito interviene anche un altro grande ex M5S, Alessandro Di Battista, che la fa breve: “Entrare nel governo Draghi è stato un suicidio. Lo dissi subito a tutti”.
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