Milano, 28 mag. (LaPresse) – Per Alessandro Impagnatiello frequentare la compagna Giulia Tramontano e l’amante collega di lavoro era “una gestione di due persone che controllavo con false verità” e “comunque la partenza” della seconda donna sarebbe stata “per me come togliere una pedina nella mia immaginaria scacchiera”. È quanto emerge dalla consulenza psichiatrica che la difesa del 31enne, avvocate Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, ha depositato nel processo per l’omicidio volontario pluriaggravato della fidanzata, incinta al settimo mese, uccisa con 37 coltellate dopo aver scoperto il tradimento. Impagnatiello ha avuto due colloqui clinici in carcere – il 12 e il 31 ottobre 2023 – con lo psichiatra e criminologo Raniero Rossetti e gli ha parlato delle sue relazioni con un “numero notevole di donne”. La collega e amante 23enne italo-inglese era “una tirocinante che ero incaricato di seguire” all’Armani Cafè di Milano “che si è invaghita di me. Ho provato a interrompere il rapporto ma non ci sono riuscito”. “Mi desiderava – ha detto – l’essere desiderato da lei mi faceva star bene. Il fatto che mi desiderasse e mi aspettasse mi faceva sentire appagato”. Stando al suo racconto era “come se io vivessi due vite diverse: una, al lavoro, e l’altra fuori al lavoro e dentro casa con Giulia” ma il 31enne pensava di cambiare con la nascita del figlio a luglio-agosto, tre mesi dopo l’ultimo giorno in vita di Tramontano. “Quando prenderò in braccio il bambino questa doppia vita sarà spezzata”, pensava.

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