Torino, 22 apr. (LaPresse) – “Un’ulteriore proroga di natura temporanea degli sgravi contributivi accrescerebbe l’incertezza sull’evoluzione futura dei conti pubblici; d’altra parte, rendere strutturali gli sgravi aprirebbe due questioni rilevanti. In primo luogo, verrebbe meno a livello aggregato l’equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni che, nel medio periodo, caratterizza il nostro sistema previdenziale e ne rappresenta un punto di forza. In secondo luogo, senza una modifica della struttura degli sgravi, i lavoratori con redditi prossimi alle soglie al di sotto delle quali si matura il beneficio continuerebbero a essere penalizzati da elevate aliquote marginali effettive, con effetti potenzialmente distorsivi dell’offerta di lavoro”. Lo dice il capo dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia, Sergio Altimari, durante le audizioni sul Def nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Il Def, sottolinea, “riporta anche il profilo di indebitamento netto tendenziale a ‘politiche invariate’, ossia tenendo conto dell’impatto del rifinanziamento di alcune misure cui il governo darebbe corso in conseguenza di impegni internazionali o altri fattori considerati imprescindibili dall’esecutivo. In particolare, il Documento sottolinea l’intenzione di prorogare il taglio del cuneo fiscale. In questo caso, il disavanzo sarebbe superiore rispetto a quello tendenziale a legislazione vigente di circa un punto percentuale del Pil in media d’anno nel triennio 2025-27, rimanendo al di sopra del 3 per cento in tutti gli anni dell’orizzonte previsivo”.

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