Milano, 4 mar. (LaPresse) – Sono almeno 4 le psicologhe coinvolte nell’indagine bis su Alessia Pifferi della Procura di Milano che ipotizza i reati di reato di falso e favoreggiamento rispetto alla formazione del diario clinico in carcere della 38enne a processo per omicidio volontario pluriaggravato della figlia Diana. Oltre alle due indagate che sono state perquisite a gennaio, Paola Guerzoni e Letizia Marazzi, da quanto si apprende il pm Francesco De Tommasi avrebbe acceso i fari su altre due professioniste che non sarebbero però iscritte sul registro degli indagati. In particolare una terza avrebbe partecipato ai test psicodiagnostici in cella sulla donna senza mai comparire nelle relazioni o firmarle. Una quarta professionista, che non lavora in carcere, avrebbe ricevuto la relazione nata dal test di Wais – che evidenziò un “quoziente intellettivo di 40” come quello di una bambina – con il compito di rivederla, revisionarla e correggerla. Oggi nell’aula del processo il perito della Corte d’assise di Milano, professor Elvezio Pirfo, ha sostenuto che quel test è “inattendibile” perché contiene “parzialità” come ad esempio l’assenza, rispetto al protocollo, delle spiegazioni delle modalità in cui è “avvenuto”. Pifferi – secondo il perito – non avrebbe mai mostrato “acuzie tali da far ipotizzare interventi così intensivi” e “test psicodiagnostici” a cui si “fa ricorso raramente” e utili a “confermare una diagnosi di disabilità intellettiva”.

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