Milano, 8 dic. (LaPresse) – L’identificazione dei due spettatori presenti in galleria, avvenuta durante la ‘Prima’ del Teatro alla Scala, è stata effettuata come “ordinaria modalità di controllo preventivo per garantire la sicurezza della rappresentazione” e “l’iniziativa non è stata assolutamente determinata dal contenuto della frase pronunciata”. Lo fa sapere la Questura di Milano sul ‘caso’ di Marco Vizzardelli, il giornalista 65enne frequentatore assiduo della Scala e autore giovedì sera del grido “Viva l’Italia antifascista” dal loggione del Teatro milanese dopo l’inno di Mameli, e che durante il primo atto del ‘Don Carlo’ è stato avvicinato da agenti della Digos che gli hanno chiesto le generalità. L’identificazione – fa sapere la Questura – sarebbe avvenuta tenendo conto delle “particolari circostanze, considerate le manifestazioni di dissenso poste in essere nel pomeriggio in città e la diretta televisiva dell’evento che avrebbe potuto essere di stimolo per iniziative finalizzate a turbarne il regolare svolgimento”. “La conoscenza dell’identità delle persone ha consentito, infatti, di poter ritenere con certezza l’assenza di alcun rischio per l’evento”, conclude.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata