Milano, 8 dic. (LaPresse) – “Me lo sono sentito dentro. Direi che lo rifarei, senza dubbio”. Così a LaPresse Marco Vizzardelli, giornalista 65enne che si occupa di equitazione ed è un habitué della Scala, identificato ieri sera dopo aver urlato ‘Viva l’Italia antifascista’ dal loggione dopo l’inno di Mameli, poco prima dell’inizio della Prima della Scala del ‘Don Carlo’ di Giuseppe Verdi. “Durante il primo atto – racconta – sono stato avvicinato da un agente in borghese. Era buio, mi sono girato e sono trasalito un attimo, mi ha detto di stare tranquillo. Finito il primo atto, mi ha chiesto le generalità tirando fuori il distintivo. Io ho detto: ‘Scusi, ma perché? E me ne sono andato’. Sono arrivati in quattro durante l’intervallo: ‘Siamo della Digos e vorremmo le sue generalità’. E io: ‘Mi sembra un po’ strano’. Loro mi hanno risposto: ‘Purtroppo, se gliele chiediamo, è tenuto a darcele’. Io l’ho buttata in ridere e ho detto: ‘Se avessi detto ‘viva l’Italia fascista’ giustamente mi avreste legato e portato via’. A questo punto si sono messi a ridere e poi hanno detto: ‘Siamo perfettamente d’accordo con lei, ma abbiamo dovuto chiederle le generalità’. Ed è finita lì, ma intanto era successo”. Vizzardelli poi aggiunge: “Perché l’ho fatto? Proprio molto spontaneamente, un segnale mio che mi sono sentito dentro di dire davanti a queste persone: ‘Viva l’Italia antifascista’. Basta, tutto qui. Me lo sono sentito dentro. Direi che lo rifarei, senza dubbio. Qualcuna delle reazioni me lo conferma”. Alla domanda se si riferisse alle parole del vicepremier leghista, Matteo Salvini, che ieri sera ha commentato: “Chi urla alla Scala è nel posto sbagliato”, risponde: “Che onore! Direi che ha fatto meglio” Ignazio La Russa “che ha detto: ‘Non ho sentito niente’. Sono un po’ sbalordito che abbia una risonanza mediatica una frase lapalissiana. Siamo in un Paese antifascista, la frase è costituzionale”.

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