Milano, 27 ott. (LaPresse) – Il covid, racconta, “ha determinato una stortura della vita quotidiana”. “Sembrava tutto surreale, strade vuote, i ragazzi rinchiusi” mentre cresceva la “paura di un nemico invisibile che non sai dove sia, dove si poggia”, mentre il bollettino quotidiano acuiva l’ansia. “Mi sono interrogata sul perché questo nemico invisibile avesse ingigantito l’ansia e ho lavorato su me stessa per capire che questa cosa riguarda il proprio vissuto”. È nato così il libro in cui alla fine, Di Gati ‘dialoga con l’ansia’: “Lei mi dice: io ci sarò sempre, tu devi prendermi per mano'”. Dall’esigenza, dunque, di comprendere cosa è successo in lei, nasce la storia di Serena, in un romanzo che diventa a tratti divertente. “Ha un marito ch sdrammatizza e mininizza ogni cosa e lei si arrabbia”, sottolinea, così alla fine è lo stesso marito che prende la parola, tra le pagine del libro “e fa quasi un mea culpa per come si è comportato”.

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