Lucca, 13 apr. (LaPresse) – “Mi spaventa più la depressione che la violenza. Temo più la chiusura dei giovani in casa, la disperazione esistenziale e i suicidi di qualche tafferuglio”. A dirlo a LaPresse è monsignor Paolo Giulietti, arcivescovo della diocesi di Lucca, commentando la situazione pandemica e le proteste di Roma sfociate in violenza. “È vero che questa pandemia sta creando forti tensioni sociali che, abbiamo visto, sfociano anche in violenza. Ma quello che temo di più – dice monsignor Giulietti – è questa silenziosa malattia dello spirito che si insinua nelle persone, specie tra i più giovani. Costretti a casa, senza relazioni sociali, senza sport. La protesta sfociata in tafferugli può essere risolta, e spero il governo lo faccia. Ma un ragazzo che lascia gli studi, o che cade in depressione, non lo recuperi in qualche mese con qualche stanziamento di fondi. Servono anni, sempre che bastino”.

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