Sul sito dell'Agenzia per l'Italia digitale illustrati i principali ambiti di applicazione e le sue potenzialità nella Pubblica amministrazione

Come riportato dal sito dell’Agenzia per l’Italia digitale, quando si parla di Intelligenza Artificiale si fa riferimento a “una scienza e un insieme di tecniche computazionali che vengono ispirate – pur operando tipicamente in maniera diversa – dal modo in cui gli esseri umani utilizzano il proprio sistema nervoso e il proprio corpo per sentire, imparare, ragionare e agire”. Oggi l’Intelligenza Artificiale spesso viene rappresentata in maniera negativa, come un pericolo per l’umanità, potenzialmente capace di prendere il sopravvento e di dominarci ma nella realtà l’IA fa già parte della nostra quotidianità.

Ci sono già esempi di come nella PA si possa trarre beneficio dall’adozione di soluzioni di IA, fra questi vediamo già effetti e applicazioni nel sistema sanitario, scolastico, giudiziario, nel pubblico impiego, nella sicurezza e, in generale, nella gestione delle relazioni coi cittadini. In quest’ultimo campo, l’Intelligenza Artificiale può essere impiegata per rispondere alle domande, cercare ma anche elaborare documenti, riempire moduli, instradare correttamente varie tipologie di richieste, eseguire traduzioni

Proprio in questo tipo di situazioni, si evidenzia un punto focale in cui l’IA si posiziona in maniera eccellente, con la sua capacità di creare interazioni inedite tra sistemi amministrativo-tecnologici ed esseri umani. Questi strumenti possono essere utilizzati dalla Pubblica amministrazione per la formazione del personale, per la gestione delle carriere e per l’organizzazione interna. Spetta però alle amministrazioni decidere come utilizzare le risorse liberate dall’introduzione di queste nuove tecnologie, in un ventaglio di opzioni che includono il miglioramento qualitativo dei servizi e la riduzione dei costi per il loro esercizio.

Le potenzialità dell’IA nella Pubblica amministrazione

Le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale per la Pubblica amministrazione sono molteplici. Tuttavia la comunità scientifica e l’opinione pubblica evidenziano alcune criticità che vanno tenute in conto al fine di prevenire effetti distorti nell’applicazione di questi strumenti e tecnologie.

Con riferimento ai sistemi di apprendimento automatico (machine learning) accade già oggi che sia i dati di cui un’IA si nutre sia gli algoritmi da cui è composta producano bias – interpretazioni distorte delle informazioni in possesso – inficiando i “ragionamenti” e inducendola in errore.

Fare previsioni con strumenti progettati in modo inadeguato non può che portare a decisioni sbagliate e, in molti casi, anche eticamente scorrette.

Inoltre, è bene sottolineare che allo stato attuale l’Intelligenza Artificiale è in grado di portare a compimento, con una certa precisione, un ristretto numero di attività cognitive riferite a specifici ambiti settoriali, mancando generalmente di conoscenze di sfondo (background knowledge).

L’enorme patrimonio di conoscenza generata e raccolta nel tempo in tali basi di dati è spesso “invisibile”, perché destrutturato, disperso in molteplici archivi e in gran parte nella memoria delle persone piuttosto che dell’organizzazione. Rendere visibile la “conoscenza invisibile” è uno dei potenziali e più promettenti ambiti di applicazione della IA nella PA con soluzioni in grado di leggere e comprendere e classificare i contenuti dei documenti e delle relazioni prodotte in decenni per arrivare a ottenere le informazioni più rilevanti.

Se correttamente progettate e utilizzate, dunque, le tecnologie IA potranno infatti garantire concrete prospettive di miglioramento della qualità della vita.

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