Un’altra tragedia colpisce il mondo dello sci azzurro a meno di un anno dalla morte in Val Senales della giovane promessa Matilde Lorenzi. Il discesista azzurro Matteo Franzoso, vittima di un incidente sabato scorso durante un allenamento sulla pista cilena di La Parva, non ha superato le conseguenze del trauma cranico e del conseguente edema cerebrale ed è deceduto in una clinica di Santiago del Cile. A darne notizia sono stati i sanitari locali che hanno informato la commissione medica Fisi e il presidente federale Flavio Roda.
L’incidente e i tentativi di soccorso
Franzoso, che avrebbe compiuto 26 anni proprio oggi, il 16 settembre, ha affrontato male il primo piccolo salto del tracciato di allenamento, finendo sbalzato in avanti verso le reti. Ha oltrepassato due file di reti e ha sbattuto contro la staccionata posizionata 6-7 metri fuori dal tracciato. Raggiunto immediatamente grazie all’elisoccorso, l’azzurro delle Fiamme Gialle, cresciuto sciisticamente al Sestriere, è stato subito ricoverato nel reparto di terapia intensiva e indotto al coma farmacologico. Dopo due giorni di coma, con il passare delle ore, però, il fisico di Franzoso non ha retto ai danni creati dal trauma.
La questione della sicurezza sulle piste
La tragedia riporta in primo piano la questione della sicurezza sulle piste, tema sul quale ha fatto cenno anche lo stesso Flavio Roda nel suo messaggio di cordoglio ai familiari del giovane azzurro. “È una tragedia per la famiglia e per il nostro sport – ha detto il Presidente Fisi -, un dramma che ci riporta allo stato d’animo di poco meno di un anno fa, quando scomparve Matilde Lorenzi. È assolutamente necessario fare tutto il possibile perché non si ripetano più episodi del genere. In questo momento triste e doloroso voglio dire a tutti gli atleti e tecnici, di tutti gli sport, che la Federazione è al loro fianco e che troveranno tutto il supporto necessario”. Sotto la lente le piste – che potrebbero necessitare di adeguate e maggiori reti di protezione – oltre alle velocità sempre maggiori degli sci dovute a una ‘estremizzazione’ dei materiali. “La discesa libera è un mestiere pericoloso e non si può pensare che vada sempre tutto bene. Ma bisogna fare qualcosa come in F1 sul fronte della sicurezza“, ha dichiarato a LaPresse Kristian Ghedina, ex discesista azzurro. “Bisogna aumentare gli spazi di fuga e migliorare le reti di protezione. E poi si potrebbe tornare indietro, fare ad esempio dei materiali che non ti permettano più di creare velocità in curva. Oggi quando fai forza sterzante e sei in grado di sopportare la forza centrifuga prendi velocità e diventi una fionda. Ci sono stati lo scorso anno tante cadute e infortuni anche nelle discipline tecniche. Mi dicono che la Fis sta discutendo con alcune aziende per trovare situazioni per le quali gli atleti non abbiano più queste accelerazioni in curva“, ha aggiunto l’ex azzurro secondo cui si potrebbe anche pensare di trovare un sistema per fare piste sempre più sicure “ma farle al 100% è praticamente impossibile“.

