Verso il tramonto delle speranze per la stagione

 Il 18 gennaio gli impianti sciistici non apriranno o, se lo faranno, sarà un’apertura a macchia di leopardo. È questo lo scenario che si va delineando sulla ripartenza della stagione sciistica in piena pandemia Covid. La data indicata dalla politica nazionale è ancora quella del 18 gennaio, ma lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza ha gettato il seme del dubbio, definendo “complicato” riaprire gli impianti in montagna mentre le scuole superiori quasi ovunque sono ancora chiuse.

 Che ormai sia arrivato il momento di appendere gli sci al chiodo, almeno per questo inverno, è ormai opinione sempre più diffusa anche tra le Regioni dell’arco alpino che speravano di poter riaprire ma che, di fronte ai numeri della pandemia, stanno cedendo. “Ho l’impressione che la stagione invernale e dello sci sarebbe seriamente messa in discussione da un nuovo rinvio rispetto a febbraio alla riapertura fissata per il 18 gennaio, perché non credo che nel frattempo la situazione cambi”, ha detto il governatore del Veneto Luca Zaia che punta, come altri presidenti di Regione, a ottenere ristori corposi per il settore del turismo invernale. Sulla stessa linea anche il Piemonte. “Se si immagina che lo sci non possa ancora ripartire il 18 gennaio e questo lo si deve all’aggravamento della situazione epidemiologica generale, se da una parte è comprensibile un ragionamento di questo tipo perchè la vita viene prima, dall’altra parte ci vogliono certezze su quelli che sono i ristori”, ha chiarito il presidente Alberto Cirio.
D’altro canto, l’Alto Adige si è detto pronto a partire il 18, se la data sarà confermata, solo per i residenti, come già precisato dal presidente Arno Kompatscher, chiarendo di essere pronto a chiudere tutto in caso di zona rossa.

 A forzare la mano potrebbe essere la Valle d’Aosta che sta valutando di riaprire gli impianti, almeno per lo scialpinismo, attività già permessa in regione ma solo se accompagnati da guide, come ha detto il presidente della Regione Erik Lavevaz in consiglio regionale. L’assessore allo Sport Jean-Pierre Guichardaz ha infatti ricordato che la Valle d’Aosta è, tra le Regioni dell’arco alpino, quella che sta lavorando per la riapertura, mentre altre “appaiono propense a rinviarla o a non far partire la stagione confidando nei ristori”. A rendere le cose difficili è però la mancanza di un protocollo nazionale, come sottolineato dall’assessore regionale alle attività produttive della Valle d’Aosta Luigi Bertschy: “Tutto è andato come non doveva andare. Abbiamo fatto tutta la preparazione ma non abbiano le regole, siamo ancora senza un protocollo avviato”.

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