L'oro è andato all'ungherese Emese Szasz, rivale più esperta ma meno blasonata

Una giornata in altalena conclusa con quello che "oggi è un oro perso ma domani sarà un argento vinto". E' la storia della prima medaglia italiana ai Giochi di Rio de Janeiro, quella di Rossella Fiamingo nella spada femminile. Quando tutto sembrava apparecchiato per l'atteso 200esimo oro nella storia dell'Italia ai Giochi invece la luce si spegne ed in un battito di ciglia l'11-7 in favore della siciliana diventa un sanguinoso 15-13 per l'ungherese Emese Szasz, sua più esperta ma meno blasonata rivale.

Peccato davvero perché l'andamento della gara della Fiamingo sembrava poter portare ad unico risultato, quello massimo possibile. Sempre con le spalle al muro, sempre in rimonta. Negli ottavi contro la Kong, nei quarti di fronte alla Choi e poi soprattutto il capolavoro della semifinale recuperata con un ultimo minuto magistrale (era sotto 11-8 a 28" dal termine, ndr) e poi vinta ai danni della cinese Sun Yiwen al minuto supplementare 12-11.

Nell'atto conclusivo, invece il nastro si capovolge. Rossella avanti sicura poi il blackout che cambia l'inerzia e scrive la storia in modo diverso e beffardo per l'Italia. Un urlo di gioia che rimane in gola tanto all'atleta quanto al presidente del Consiglio Matteo Renzi venuto a sostenerla. "Rossella è stata bravissima. Stamattina avremmo firmato per un argento poi in finale sull'11-7 ci abbiamo creduto ma la scherma è così. Comunque viva Rossella, una ragazza molto tosta, per averci dato la prima medaglia possiamo solo dirle grazie", dice Renzi che dal mattino aveva inziato a 'caricare' l'atleta con messaggi di incoraggiamento. "Lo ringrazio molto ad un certo punto però ho smesso di leggerli perché mi mettevano un po' d'ansia", rivela ridendo. "Quando ero avanti 11-7 mi sono detta che mancavano solo 4 stoccate. E' stato l'errore più grande ho pensato troppo invece di volta per volta", la sua lucida analisi. Una delusione che presto sarà archiviata e trasformata in energia verso Tokio 2020 "perché io prima o poi questo oro voglio vincerlo".
 

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