Cesena, 15 feb. (LaPresse) – Il presidente Agnelli “in tempi non sospetti è stato uno degli estensori del progetto di riforma da affidare al candidato e quindi al neo presidente federale. Ha definito comunque inadeguati i vertici societari, nella persona soprattutto del presidente Tavecchio. Io a settembre ho detto che accentrare troppo potere in Lotito, che è un presidente di club, con diversi conflitti d’interesse, era molto pericoloso e oggi siamo davanti ad uno scenario sicuramente inquietante, dove il rispetto delle persone non esiste più”. Così ai microfoni di Sky Sport Beppe Marotta, amministratore delegato della Juventus, interviene così sul cosiddetto ‘caso Lotito’ esploso in settimana.

“Mi chiedo noi cosa possiamo trasmettere ai nostri giovani, dove di calcio si parla poco, si parla sempre di questioni politiche, di questioni economiche”, osserva il dirigente bianconero prima del posticipo in casa del Cesena. “Mi sembra di essere tornato indietro ai tempi del Medioevo e più precisamente ai tempi del feudalesimo quando c’erano un feudatario, vassalli e valvassori. Questo sistema noi non lo condividiamo per nulla”. “La posizione della Juventus? Sicuramente il modo con il quale sono emerse certe dichiarazioni può essere biasimato, però i concetti sono molto espliciti e non ci trovano per nulla d’accordo perché dire che il presidente della Lega non conta niente, dire che il presidente della Serie B Abodi è un cretino, parlare di odio nei confronti di Agnelli sono tutte esternazioni molto gravi fatte soprattutto da un Consigliere Federale”, prosegue Marotta. “Quindi non accettiamo questo modus operandi pur essendo d’accordo che la riforma ci debba essere. Noi – aggiunge – abbiamo contribuito a stendere quello che è il progetto di riforma del nostro calcio e quindi da questo punto di vista siamo fautori di un rinnovamento, ma non siamo contenti e fautori delle persone che lo stanno portando avanti”. “Lo sport e il calcio in particolare in Italia sono un patrimonio assolutamente rilevante e quindi auspico che i politici abbiano il coraggio di uscire allo scoperto prendendo veramente decisioni”, commenta ancora Marotta, sulle prossime decisioni dell’assemblea di Lega. “Oggi noi dobbiamo semplicemente controbattere. Del resto la Juventus rappresenta un volto in assemblea e se l’assemblea esprime una maggioranza diversa dalle nostre opinioni, democraticamente dobbiamo accettarle, pur non condividendo. E’ chiaro che siamo pronti a battagliare per quella che viene considerata una battaglia da questo punto di vista, però contro i mulini a vento è un po’ difficile farla”.

Al dirigente bianconero viene chiesto se auspica un intervento del Governo: “Credo proprio di sì, perché lo scenario che oggi abbiamo davanti è inquietante, all’estero sorridono di noi perché questi continui litigi, queste offese, questa mancanza di etica, è proprio in contrasto con quelli che sono i valori più autentici dello sport”, sottolinea Marotta. “E’ vero che si parla anche di un calcio che è un fenomeno economico, però noi siamo i primi a volerlo salvaguardare, cercando anche di capire che ci sono delle componenti, come quella della Serie B e della Lega Pro, che sono funzionali a fare sì che il calcio di Serie A possa essere più competitivo, possa decollare e possa soprattutto presentarsi in Europa in modo molto diverso”. Quanto ai rischi di ingerenze a discapito delle squadre più piccole, Marotta osserva: “Un po’ è millantato, di sicuro, però che un Consigliere Federale si esprima in questo modo non è assolutamente bello, chi rappresenta le istituzioni non può permettersi di esternare situazioni del genere. Chi rappresenta le istituzioni e deve essere al di sopra delle parti. Non credo che Lotito sia così potente da alterare i risultati sportivi, credo invece che queste situazioni possano mettere nella condizione, coloro i quali si sentano coinvolti e mi riferisco alle società minori, poi di essere un attimo più in tensione”. “Perché i presidenti non riescono ad organizzarsi per migliorare il calcio? Forse si bada troppo agli interessi personali, non considerando invece quello che può essere l’interesse della collettività e del movimento”, è l’opinione dell’ad bianconero. “Da quando si deve battagliare su ripartizioni economiche si assiste a queste situazioni. Vent’anni fa, quando c’era un clima molto diverso e gli accordi erano molto più facili, al di là anche dello spessore della classe dirigenziale che era molto diversa. La litigiosità farà sempre parte del dibattito assembleare perché in mezzo ci sono interessi veramente molto grandi in termini economici. Spero che anche tanti altri presidenti e colleghi possano veramente esplicitare in modo concreto e diretto quello che pensano e non nascondersi dietro ipocrisie”, conclude.

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