Torino, 14 ago. (LaPresse) – Dall’Arezzo, squadra del campionato cadetto in lotta per la salvezza, a ct della nazionale con pieni poteri. In sole otto stagioni, con tre scudetti vinti con la Juventus e due promozioni conquistate, con Bari e Siena. Questo il cammino da allenatore di Antonio Conte, partito dalle piazze di provincia della Serie B fino a diventare l’artefice della rinascita del club più scudettato d’Italia. L’avventura in panchina del tecnico salentino comincia da Siena, sotto Luigi De Canio, con cui riuscirà ad assicurarsi la salvezza nella stagione 2005/06. L’anno successivo Conte si sposta di qualche chilometro, ad Arezzo, questa volta da allenatore, con la missione di salvare una squadra penalizzata di sei punti. L’inizio è da brividi: nelle prime 9 giornate i toscani raccolgono appena 5 pareggi, senza vittoria. Il pessimo ruolino di marcia costa l’esonero all’allenatore pugliese. Sarà l’unico finora nella sua carriera. Viene richiamato a marzo, e la musica sarà diversa: Conte conquista 24 punti nelle ultime 10 giornate e per poco non riesce nell’impresa di mantenere l’Arezzo nel campionato cadetto.

Nella stagione successiva si accasa al Bari, a campionato in corso, ottenendo una tranquilla salvezza. Pur essendo leccese di nascita, diventa in poco tempo il nuovo idolo della tifoseria barese, anche per la promozione ottenuta in Serie A. Il tecnico salentino tuttavia per divergenze con la società non prosegue il proprio rapporto con i ‘galletti’. L’esordio da allenatore nella massima serie non tarda comunque ad arrivare. Il 21 settembre viene assunto dall’Atalanta al posto di Massimo Gregucci. Il feeling con l’ambiente atalantino però non scoppierà mai, e il 7 gennaio dopo aver conquistato 13 punti in 13 partite, Conte dà le dimissioni. L’esperienza a Bergamo sarà l’unica non all’altezza della sua carriera. Nel maggio 2010 viene ingaggiato per la stagione seguente dall’ambizioso Siena, neoretrocesso e determinato a tornare subito in Serie A. Anche questa nuova avventura in Toscana si rivela positiva: i bianconeri si piazzaranno secondi conquistando la promozione con ben tre giornate in anticipo.

In poche stagioni Conte si è rivelato uno degli allenatori più promettenti sulla piazza. E’ da lui che il presidente della Juventus Andrea Agnelli sceglie di ripartire per riportare entusiamo in una piazza depressa dopo i due settimi posti consecutivi frutto delle difficili gestioni Ferrara/Zaccheroni e Del Neri. La scommessa del numero uno del club di Corso Galileo Ferraris viene ripagata da subito. Conte riporta al primo anno lo scudetto a Torino, al termine di un lungo duello con il Milan. L’anno successivo i piemontesi si riconfermano in campionato, arrivando anche ai quarti di Champions League. Sarà il Bayern Monaco, poi vincitore, a estromettere i bianconeri dall’Europa. Alla sua terza stagione Conte risce nell’impresa di conquistare il terzo scudetto consecutivo, che mancava dagli anni ’30, ma la sua Juve viene eliminata dalla fase ai gironi di Champions League, e non riuscirà a qualificarsi per la finale di Europa League, giocata proprio allo Juventus Stadium. A fine anno, nonostante qualche divergenza, tecnico e società decidono di andare avanti. Poi, in pieno luglio, a preparazione appena iniziata, il fulmine a ciel sereno: rescissione consensuale. L’inattività di Conte è però destinata a durare poco. Sarà lui infatti l’uomo da cui il nuovo presidente della Figc Carlo Tavecchio ripartirà per ricostruire il calcio italiano.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata