Roma, 11 ago. (LaPresse) – Piu forte di tutto e di tutti. Carlo Tavecchio da Ponte Lambro, piccolo paese di 4.400 anime in provincia di Como, è il nuovo presidente della Federcalcio. Numero uno della Lega Dilettanti dal 1999, il 71enne è il nuovo capo del calcio italiano ed a lui toccherà l’arduo compito di far rialzare la testa al movimento dopo il flop fragoroso del mondiale brasiliano. Il 63.63% con cui Tavecchio è stato eletto alla terza votazione non nasconde comunque la spaccatura presente all’interno della Lega A (13 a 7 in suo favore la divisione dei voti all’interno della massima serie del calcio italiano, ndr). “Sarò il presidente di tutti”, la sua prima dichiarazione dal palco con la voce rotta dall’emozione. Gli toccherà ora il difficile compito del ‘pacificatore’ perché, come puntualizzato in mattinata dall’amministratore delegato della Juventus, Beppe Marotta: “non sarà facile attuare le riforme nell’immediato”. Il presidente bianconero Andrea Agnelli, dal canto suo, sarebbe stato protagonista di un acceso alterco con i ‘tavecchiani’ Lotito e Preziosi. Tutti e tre hanno minimizzato l’accaduto ma la distanza fra le due anime della Serie A resta comunque ampia.

In ogni caso, anche l’ormai celeberrima gaffe di ‘Opti Pobà’ e dei giocatori che “prima mangiavano le banane ed ora giocano titolari in Serie A” (per la quale oggi Tavecchio ha rinnovato le scuse, ndr) è acqua passata. Le polemiche che hanno investito il presidente della Lega Dilettanti lo hanno piegato ma non spezzato. “Finché ho l’appoggio delle Leghe vado avanti”, è stato il suo mantra. I risultati gli hanno dato ragione. Il vero e proprio ‘deus ex machina’ dell’elezione di Tavecchio è stato Claudio Lotito. Il presidente della Lazio ha girato l’Italia in lungo ed il largo per sostenere la sua candidatura ed anche oggi a Fiumicino si è reso protagonista di un siparietto ‘accompagnando’ alcuni colleghi come il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, al seggio. Il numero uno biancoceleste però non vuole passare come il ‘tutor’ del neo presidente della Figc: “Tavecchio ha dimostrato che contano più i fatti delle parole. Io non sono stato regista di nulla, ho sostenuto l’attuazione di un programma che è stato condiviso all’unanimità dalla Lega e recepito dalle altre leghe – ha detto – con coerenza lo ha portato avanti fino ad oggi e i fatti ci hanno dato ragione”.

“Faremo le cose insieme. Non esistono ricette magiche ma esiste la cultura del lavoro. Invito tutte le componenti senza perdere tempo ad abbandonare le divisioni e mettersi all’opera”, ha detto Tavecchio nel suo discorso post vittoria incassando anche la ‘benedizione’ del presidente del Coni, Giovanni Malagò, che dalle vacanze ha seguito praticamente in tempo reale lo svolgimento dei lavori all’Hilton di Fiumicino. “Complimenti a Tavecchio – ha detto – è stato bravo a farsi eleggere ma ora dovrà essere ancora più bravo per portare dalla sua parte anche chi non l’ha votato”. “Come sostengo da sempre, il calcio ha bisogno di riforme importanti che si possono realizzare solo con la piena condivisione di tutte le componenti”, ha aggiunto. Dal capo dello sport italiano arriva anche un monito al nuovo inquilino di Via Allegri: “Sono convinto – ha puntualizzato – che Tavecchio porterà presto novità anche all’interno della governance. Avevo detto che ci sarebbero state sorprese e ci saranno a breve. Ma tocca a Tavecchio annunciarle e comunicarle”. Il nuovo presidente federale lo farà con tutta probabilità il 18 agosto, quando è in programma il primo consiglio della Federcalcio guidata dall’ex capo dei Dilettanti. in quell’occasione Tavecchio potrebbe anche svelare il nome del nuovo Ct della Nazionale. Dai nomi di grido Mancini e Conte, passando per Zaccheroni e Guidolin o la soluzione interna, il ventaglio di opzioni a sua disposizione è ampio anche se fino ad ora il neo presidente dice di non aver ancora avuto contatti con nessuno.

Esce sconfitto invece Demetrio Albertini, nonostante in mattinata avesse incassato a sorpresa dopo l’appoggio di allenatori e giocatori anche quello degli arbitri: “Avevo detto che volevo essere un’alternativa diversa invece il corporativismo, con il patto delle Leghe, si è rivisto – ha commentato – sono felice di avere dato voce a un’idea di calcio diversa per il nostro futuro. È stato importante e continuerò a credere nelle mie idee”. “Purtroppo non c’è stata la voglia di dare un cambio di marcia”, gli ha fatto eco Damiano Tommasi, presidente Aic e suo grande sostenitore. Se a Fiumicino si è aperta la pagina di Carlo Tavecchio si è chiusa anche quella di Giancarlo Abete. Il presidente dimissionaro nel suo ultimo incontro ha voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa, specie con chi caldeggiava l’opzione del commissariamento della Figc: “Coloro che tifano per il commissario significa che hanno scarsa dimestichezza con l’associazionismo e con il consenso dal basso – ha detto – una cosa è l’associazonismo un’altra le società di capitali”. Abete ha anche voluto puntualizzare che la Federcalcio è: “Un palazzo dove i vetri sono tutti puliti. Se sono sporchi, è perché qualcuno vuole farli sembrare così. La Figc ha i bilanci tutti in ordine. Le chiacchiere stanno a zero”. “Un grande uomo ci lascia, ed è una grande perdita per tutti noi. Grazie di tutto” lo ha salutato in maniera calorosa Tavecchio. Da domani si apre una nuovo capitolo nella storia del calcio italiano.

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