Roma, 11 ago. (LaPresse) – Dai dilettanti alla poltrona più importante del calcio italiano. E’ Carlo Tavecchio l’uomo chiamato a prendere il posto di Giancarlo Abete e far risorgere il pallone ‘made in Italy’, mai stato così a fondo dopo la fallimentare spedizione della nazionale in Brasile e i fatti di cronaca relativi alla recente finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli e alla morte di Ciro Esposito. Senza considerare poi le difficoltà a livello di società, con le squadre italiane incapaci da anni di giocarsela alla pari con gli altri top club in Europa. Presidente della Lega Nazionale Dilettanti dal 1999, Tavecchio, nato il 13 luglio del 1943 a Ponte Lambro, in provincia di Como, ha fatto tutta la trafila all’interno della Lnd, diventando prima Consigliere Regionale in Lombardia (dal 1987 al 1992), poi vice presidente della Lega e presidente del Comitato Lombardo (dal 1992 al 1996). Ex dirigente bancario diplomato in Ragioneria, Tavecchio ha ricoperto per 15 anni anche un ruolo ‘di campo’, da presidente della Asd Pontelambrese, che sotto la sua gestione arriva fino alla Prima Categoria. Sport ma non solo: il presidente della Lnd è stato anche sindaco del suo paese natale, per quattro mandati consecutivi, dal 1976 al 1995.

Nel maggio 2007 infine diventa vice presidente della Figc. Dopo il ‘terremoto’ che ha sconvolto il calcio italiano con le dimissioni dal Brasile di Cesare Prandelli e di Giancarlo Abete, il suo nome è venuto subito fuori come tra quelli papabili per una eventuale elezione. Forte di un largo consenso, quello del movimento di base dilettantistico così come di quello della Lega Pro, la candidatura di Tavecchio ha cominciato a scricchiolare proprio nel giorno della sua ‘discesa in campo’ in occasione dell’Assemblea Strardinaria della Lega Nazionale Dilettanti svoltasi a Roma il 25 luglio scorso. La sua frase in merito ai calciatori extracomunitari (“noi diciamo che ‘Opti Pobà’ è venuto qua che prima mangiava le banane ed ora gioca titolare nella Lazio”) ha sollevato un vespaio di polemiche dentro e fuori dal mondo del calcio, nonostante le immediate scuse del diretto interessato per la ‘gaffe’, che ha messo in bilico la sua elezione a presidente federale. Il fronte ‘anti-Tavecchio’, guidato da Roma e Juventus, ha preso coraggio ed è aumentato fin quasi a creare una spaccatura in Lega Serie A. Il lavoro di Claudio Lotito, da subito favorevole all’elezione del numero uno della Lnd, ha permesso che comunque la maggioranza della massima serie restasse dalla parte di Tavecchio. Il consenso in Serie B, Lega Pro e Lega Dilettanti ha fatto il resto. Fin dall’inizio della sua candidatura, Tavecchio ha sottolineato l’importanza di attuare un lavoro comune tra tutte leghe. Da qui il nuovo presidente della Figc dovrà ripartire per riformare il calcio italiano.

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