di Attilio Celeghini
Arenberg (Francia), 9 lug. (LaPresse) – Dopo appena cinque tappe è già il momento di rispolverare l’immortale ‘Bartali’ di Paolo Conte che musicava lo stato d’animo, non proprio allegro, dei francesi costretti a fare da spettatori alle imprese del campione toscano. 60 anni dopo, al posto del Ginettaccio Nazionale del quale si festeggia quest’anno il centenario della nascita, i cugini d’Oltralpe devono plaudire la forma strepitosa di un ragazzo messinese che da un anno ha testa e gambe concentrate esclusivamente sul Tour de France: Vincenzo Nibali. Che lo Squalo dello Stretto abbia varcato le Alpi con intenzioni più che serie lo si era capito già dopo nella seconda della tre giorni in terra inglese del Tour, con quello scatto, strepitoso, a 2 km dal traguardo di Sheffield, che in un solo colpo gli è valsa la vittoria di tappa e, cinque anni dopo Nocentini, la maglia gialla che per adesso nessuno ancora è riuscito a togliergli.
“Sto provando a mettere a punto qualcosa di complicato per gli avversari”, aveva messo in chiaro il capitano della Astana alla vigilia della Grande Boucle. Detto, fatto. E, per la gioia del pubblico, Nibali non sembra voler seguire l’esempio del Quintana terribilmente concreto ma poco spettacolare visto sulle strade del Giro: il colombiano è stato accusato dai ‘puristi’ di essersi limitato all’indispensabile senza imprimere il marchio del dominatore. Il messinese, invece, ha affrontato la ‘piccola Roubiax’ odierna e i suoi nove tratti di pavé – resi ancora più irti dall’insensibile meteo – con il coraggio e la sfrontatezza di chi è perfettamente conscio della sua forza e vuole dimostrare a tutti chi è il padrone della Grande Boucle. Anche a costo di sembrare incosciente, che è poi l’accusa che accompagna sempre le gesta degli eroi antichi: “Ho preso tanti rischi, almeno tre volte potevo finire a terra”, ha confessato il corridore al traguardo, dove è arrivato alle spalle dell’olandese Boom al termine di un’esibizione d’altri tempi.
Capitano coraggioso di un equipaggio altrettanto da lodare: “Westra e Fulgsang sono stati fantastici”. Colpisce, di Nibali, l’agilità e la sicurezza con cui fino ad ora è riuscito a districarsi nelle più diverse condizioni climatiche. E la dimostrazione che gli dei delle due ruote strizzano l’occhio agli audaci arriva anche dal ritiro di Chris Froome, protagonista di una caduta a 120 km dall’arrivo. Se il re del Tour 2013 cede lo scettro per il persistere dell’acciacchi, nessun alibi, invece, può avanzare il principale antagonista nel ‘game of thrones’ di Francia, Alberto Contador, che incassa un pesante 2’35” dopo essersi addentrato nella medievale foresta di Arenberg. Richie Porte è a 1’54”, ma l’australiano del Team Sky sembra voler puntare più a vittorie di tappa che per la generale. In ogni caso, se la forma strepitosa – affinata dal duro lavoro con la Astana – rimane questa fino agli Champs Elysees, lo ‘Squalo’ può davvero azzannare chiunque e nuotare senza paura verso il sogno giallo. Mentre i francesi, come canta Paolo Conte…
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