Coverciano (Firenze), 21 mag. (LaPresse) – Nonostante sia il capocannoniere del campionato di Serie A Ciro Immobile non si sente ancora nei 23 Azzurri che voleranno in Brasile. “Di sicuro c’è solo la morte. Ora devo lottare per entrare nei 23 – dice – i miei obiettivi li ho già raggiunti: vincere il titolo di capocannoniere ed entrare nei 30. Ora mi gioco il posto nei 23. Le decisioni le prendera il mister. La scelta in attacco è difficile, ci sono giocatori forti e sarà complicato lasciarne a casa due”. Vista la sua esplosione proprio nell’anno del mondiale la storia dei centravanti viene paragonata a quella di Totò Schillaci: “Magari – aggiunge sorridendo – fa piacere essere accostati ad attaccanti che hanno fatto la storia del calcio italiano”. Immobile è stato uno trascinatori del Torino, giunto ad un passo dall’Europa League, ma il suo futuro sembra più che mai lontano dalla Mole: “Dopo una stagione così bella, è normale puntare al massimo e io sono ambizioso – dice senza troppi giri di parole – Il Borussia Dortmund (che lo ha cercato, ndr) è una squadra importantissima, ha fatto la finale di Champions l’anno scorso e sarebbe un passo avanti per la mia crescita”, ha aggiunto in maniera schietta e sincera. Il centravanti, che sabato si sposerà, rivela di aver sentito i suoi ex compagni di nazionale U21 Caldirola e Donati, attualmente attualmente al Werder Brema e al Bayer Leverkusen: “Hanno detto che si trovano bene in Germania, che si vive bene e che è uno dei migliori campionati al mondo – racconta – Il problema della lingua? Noi napoletani ci facciamo capire dovunque”.

L’attaccante, che definisce l’annata appena trascorsa “una rivincita dopo la stagione scorsa”, non si sottrae alle domande sulla questione razzismo dopo l’episodio che in mattinata ha coinvolto Mario Balotelli (dall’esterno del Centro Tecnico di Coverciano una persona gli ha gridato ‘negro di m…’, ndr) “Non mi va di parlare di queste forme di razzismo perché vorrebbe dire dargli spazio – spiega – Siamo nel 2014 e si parla ancora dei neri, dei gialli, dei verdi o dei rossi. Su questo bisogna migliorare”. “Mario – dice ancora – non ha detto una parola, era tranquillissimo ed ha continuato a fare il suo lavoro. Lo sappiamo che sono cose difficili da accettare, faremo un appello per fare in modo che non succeda più”. Immobile, infine, difende la sua Napoli, vittima spesso di cori di discriminazione territoriale: “Quando sento i cori sulla lava e sul Vesuvio sono triste perché ci tengo tanto alla mia gente ed alla mia città – conclude – a volte commettiamo errori ma è la mia città e la difenderò fino alla morte”.

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