Pippo Pollina lancia il nuovo album ‘Fra guerra e pace’

Pippo Pollina lancia il nuovo album ‘Fra guerra e pace’

Il cantautore: “Gli artisti si sporchino le mani”

In un tempo in cui la parola ‘guerra’ è tornata prepotentemente al centro delle cronache europee, ‘Fra guerra e pace’ non è un titolo evocativo ma una scelta. Il nuovo album di inediti di Pippo Pollina, disponibile solo in cd e vinile (Jazzhaus Records / Storiedinote), nasce come un’opera coerente, quasi un concept, che attraversa il globo, i suoi conflitti storici e contemporanei senza rifugiarsi negli slogan.

Canzoni autonome, tenute insieme da un’urgenza precisa: prendere posizione restando dalla parte dell’umano con la speranza come fil rouge. Più che un titolo, ‘Fra guerra e pace’ è una dichiarazione e Pollina, cantautore siciliano con una lunga carriera europea alle spalle, lo dice senza ambiguità: oggi più che mai, l’artista non può permettersi neutralità, “ha il dovere di sporcarsi le mani”, di esporsi “nei momenti di grande crisi della società”.

Pippo Pollina lancia il nuovo album ‘Fra guerra e pace’

“Non si può dare alla musica un compito così complesso come il cambiamento”, dichiara Pollina a LaPresse, ma in ogni caso l’arte “mira molto in alto”. “Mi chiedo se la canzone non sia sempre stata una testimonianza impotente – racconta, ribaltando l’idea di una musica salvifica – Il suo compito è accompagnarci nel cammino, infondendo coraggio, sottolineando l’importanza di una presa di posizione“.

E confessa di aver ricevuto riscontri molto positivi da parte del pubblico internazionale per la sua schiettezza. Da qui i brani come ‘Free Palestina’, affiancato volutamente a ‘La notte dei cristalli’. Due facce della stessa medaglia, due tragedie storiche che chiamano in causa l’umanesimo prima di ogni appartenenza. “Quando si parla di guerra non si può stare a cincischiare”, dice Pollina, respingendo l’idea che condannare le politiche del governo Netanyahu significhi rimuovere l’orrore del 7 ottobre. “Ripagare con la stessa moneta non si può fare”, perché “dalla parte della ragione si passa in fretta dalla parte del torto”.

La guerra, insiste, non è un’astrazione, “è un fatto umano, troppo umano”. E proprio per sottrarla alla retorica sceglie le storie individuali, i destini concreti: dal soldato ucraino di ‘Fra i petali del girasole’ agli esempi civili e morali che attraversano il disco, come José “Pepe” Mujica in ‘Hasta siempre’. “Non ho mai amato gli slogan”, chiarisce: “semplificano”, impediscono “la formazione delle coscienze”. Non è un caso che ‘La notte dei cristalli’ sia cantata insieme ai figli, entrambi artisti, Madlaina, 30 anni, e Julian, 33. Non un gesto simbolico o politico, ma “un fatto umano ed emotivo, un sogno”: il desiderio di condividere una voce, una memoria, un’eredità senza proclami.

Pollina guarda l’Italia da lontano, da artista europeo senza confini nazionali. Vive fuori da quarant’anni e rivendica un pubblico cresciuto nelle culture mitteleuropee, dove la canzone d’autore ha ancora cittadinanza. In Italia, al contrario, “è l’agnello sacrificale – riflette – la canzone d’autore è scomparsa a partire dalla seconda metà degli ’80”. “La musica in Italia è morta“, dichiara, schiacciata da un sistema che lascia “poco spazio alle diversità”. “Se guardo Sanremo? Non mi interessa – aggiunge Pollina – Non ha niente a che fare con la musica”.

Nel 2026 ‘Fra guerra e pace’ diventerà anche un tour teatrale che toccherà sei città del Centro-Nord, da Roma a Milano, da Bologna a Firenze. Concerti pensati come eventi benefici: l’intero ricavato sarà devoluto ad associazioni locali impegnate nel sostegno ai migranti e a strutture sanitarie che operano in contesti fragili.

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