E’ morto a 88 anni a Roma l’attore Paolo Bonacelli. Protagonista di una lunghissima carriera, Bonacelli ha lavorato al fianco di alcuni dei più grandi protagonisti del nostro cinema come Pierpaolo Pasolini, Francesco Rosi e Roberto Benigni con cui nel 1992 girò ‘Johnny Stecchino‘ che gli valse il Nastro d’Argento come Miglior attore non protagonista. Indimenticabile poi nel ruolo di un simpatico Leonardo da Vinci un po’ imbranato nel film ‘Non ci resta che piangere’ accanto ai due protagonisti Massimo Troisi e ancora una volta Roberto Begnini.
Le tappe di una carriera lunga più di 60 anni
Nato il 28 febbraio 1937 a Civita Castellana, si è spento l’8 ottobre 2025 all’Ospedale San Filippo Neri di Roma. Con la sua lunga carriera, Bonacelli ha attraversato più di mezzo secolo di storia dello spettacolo, muovendosi con eleganza e profondità tra cinema, teatro e televisione.
Diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma, Bonacelli debutta in teatro con ‘uesta sera si recita a soggetto’diretto da Vittorio Gassman, per poi entrare al Teatro Stabile di Genova, dove lavora con Luigi Squarzina ne ‘Il diavolo e il buon Dio’ di Sartre. Fonda con Carlotta Barilli la Compagnia del Porcospino e costruisce nel tempo un percorso teatrale di grande spessore, segnato da interpretazioni memorabili: ‘Sogno di Oblomov’ (1986), ‘Il ratto di Proserpina’, ‘Terra di nessuno’ di Pinter, ‘Mandragola’ di Machiavelli, fino ai più recenti ‘Enrico IV’ di Shakespeare (2007) e ‘Il malato immaginario di Molière’ (2010).
Al cinema debutta negli anni Sessanta e diventa presto un volto riconoscibile per la sua capacità di fondere intensità e misura. Lavora con i più grandi maestri italiani: Mauro Bolognini (‘L’eredità Ferramonti’), Francesco Rosi (‘Cristo si è fermato a Eboli’), Michelangelo Antonioni (‘Il mistero di Oberwald’), Liliana Cavani (‘Francesco’), Pier Paolo Pasolini, che lo vuole in ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma’ ù ruolo che gli vale la Targa Mario Gromo. Con Roberto Benigni e Massimo Troisi è l’indimenticabile Leonardo da Vinci in ‘Non ci resta che piangere’, mentre con ‘Johnny Stecchino’ conquista il Ciak d’Oro e il Nastro d’Argento.
Nel 1978 raggiunge il successo internazionale grazie a ‘Fuga di mezzanotte’ di Alan Parker, dove interpreta il detenuto Rifki: una prova straordinaria che gli apre le porte del cinema estero. Tra gli altri film si ricordano Lady Barbara di Mario Amendola, ‘Io speriamo che me la cavo’ di Lina Wertmüller e ‘Mission: Impossible III’ di J. J. Abrams.
La televisione gli regala una popolarità ancora più ampia: tra i suoi lavori più noti figurano ‘Madame Bovary’ (1978) di Daniele D’Anza, ‘Festa di Capodanno’ (1988) di Piero Schivazappa e ‘I promessi sposi’ (1989) di Salvatore Nocita, dove interpreta il padre di Gertrude.
Attore di profonda intelligenza, Bonacelli amava definirsi un interprete che “non si immedesima”, ma che studia il testo per restituirne il senso, cercando la verità del personaggio all’interno della parola e non nell’emozione personale. Nel corso della carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Gassman alla carriera nel 2008, il Premio Renato Simoni per la Fedeltà al Teatro di Prosa nel 2011 e il Premio Vincenzo Crocitti International ‘Alla Carriera’ nel 2019.
Attore di raro rigore e sensibilità, Paolo Bonacelli lascia un segno profondo nella storia dello spettacolo italiano: un interprete capace di attraversare generi e linguaggi diversi, sempre fedele a un’idea di recitazione colta, essenziale e profondamente umana.