L'attore torna sulla sua 'battaglia', nata per l'interpretazione di Ferrari di Adam Driver, in un'intervista alla Campari Lounge a Venezia. Tirabassi scherza: "Voleva fa' pure Ferrari?", Fenech gli dà ragione
“Io sono un po’ stanco di essere additato con un cliché dell’italiano fatto in un certo modo“. E’ un passaggio dell’intervista di Pierfrancesco Favino alla Campari Lounge della mostra di Venezia. “Il pubblico italiano tornerà ad avere fiducia nel cinema italiano quando vedrà gli attori italiani entrare nelle produzioni internazionali. È la piccola battaglia che io sto facendo per la quale dico che i ruoli italiani devono essere interpretati da attori italiani. Nel momento in cui Alessandro Borghi, Sabrina Impacciatore o un Luca Marinelli sono in una produzione internazionale, improvvisamente il pubblico italiano si sente rappresentato in quello che considera essere il cinema di livello A o B”, spiega Favino.
“Se invece -aggiunge- noi consentiamo che i nostri ruoli vengano recitati da attori non italiani, cosa unica nel mondo in questo istante, ecco che saremo sempre nello stesso campionato ma per i ruoli di retrocessione. Questa è una piccola battaglia da fare”. Al Lido, l’attore ha in particolare criticato la scelta di affidare il ruolo di Enzo Ferrari nel film Ferrari di Michael Mann a un attore americano, Adam Driver. “Nessun Paese al mondo in questo momento sta consentendo a Pierfrancesco Favino di fare, giustamente, Kennedy o Tom Ford. E noi invece stiamo tranquillamente dicendo che tutta la famiglia Gucci è italo americana, senza problemi. Se va bene, va bene per tutti”. “Per me -evidenzia- un attore è libero di pensare di essere una giraffa belga. Quello è il nostro mestiere, noi esistiamo per essere quello che non siamo. Ma se le regole comuni sono queste, allora a queste regole dobbiamo partecipare anche noi. Soprattutto perché chi viene qui ha un risparmio del 45% di tasse”.
Ieri la replica del produttore del film Ferrari
“Caro Favino, negli ultimi trent’anni, il cinema italiano non ha creato uno star system riconoscibile nel mondo, nonostante siano presenti sul panorama italiano moltissimi attori di eccellente professionalità, restando chiuso a collaborazioni internazionali che in un mondo globale ritengo al contrario utili alla crescita del settore.” Così Andrea Iervolino, Ceo del Gruppo ILBE e produttore del film Ferrari in concorso all’80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, rivolgendosi all’attore che ha lamentato la mancata partecipazione di attori italiani a questo e altri film che riguardano personaggi italiani.
“Gli altri Paesi non americani hanno avuto invece un approccio diverso e forse vincente dando vita e luce a: Banderas, Bardem, Cruz, Cassel, Cotillard, Kinnam, Mikkelsn, Schoenaerts, Kruger che sono oggi nomi internazionalmente riconosciuti con un notevole e comunque discreto valore. In Italia al contrario, proprio per valorizzare e lanciare talent italiani, bisogna fare film internazionali, inserendo nel cast un mix di attori stranieri e nostrani”, rileva Iervolino.
“Solo così -aggiunge- i talenti italiani, che sono tantissimi e non tutti ancora scoperti, possono iniziare ad avere visibilità a livello mondiale per poi essere protagonisti dì film che potrebbero costare intorno ai 100.000.000 dollari come Ferrari. Il cinema italiano deve guardare oltre il proprio Paese e mettere in campo sinergie con l’industria internazionale che vuole investire sulle icone del made in Italy. Film come Ferrari che vengono distribuiti in 150 paesi nel mondo promuovono profondamente l’Italia e il genio italiano nel mondo dando lustro e visibilità al nostro Paese”, evidenzia ancora il Ceo del gruppo ILBE.
“Per rilanciare il cinema italiano, quindi la produzione Made in italy e di conseguenza gli artisti devono realizzare film con storie che parlano a tutto il mondo, con star internazionali che lavorano fianco a fianco con i nostri talenti e con le nostre maestranze locali con l’unica finalità di valorizzare quanto meritano le storie italiane e gli attori italiani. Solo per fare un esempio in linea: nel nostro film ‘Modigliani’ diretto da Johnny Deep, Riccardo Scamarcio sarà uno dei protagonisti principali, e sarà affiancato da Al Pacino e tanti altri, ma ovviamente non è un film che costa cento milioni , ha un budget molto più modesto e quindi può sperimentare una formula a cast misto che darà molta luce e visibilità a Scamarcio e a tutti gli altri attori non internazionali che faranno parte del cast”.
Fenech: “Favino ha ragione”
Edwige Fenech commenta così, alla Campari Lounge di Venezia, la polemica sollevata dall’attore durante la mostra al Lido: “Le produzioni americane che non scelgono gli italiani? Favino ha assolutamente ragione quando difende il territorio, un ruolo italiano dovrebbe essere ricoperto da un italiano. Ma conosciamo anche la mentalità americana e sappiamo che gli americani ragionano in modo diverso, per loro mettere la star americana significa che il prodotto sarà venduto a livello mondiale con incassi superiori”. Fenech aggiunge: “Questa è la mentalità americana, ma Favino ha perfettamente ragione: Ferrari deve essere fatto da un italiano, non da un americano. Bisogna mettere insieme quello che pensiamo noi con il cuore e quello che pensano gli italiani”, conclude l’attrice.
Tirabassi scherza: “Voleva fa’ pure Ferrari?”
“Ma perché, Picchio voleva fa’ pure Ferrari? Aveva tempo?”. E’ la battuta con cui Giorgio Tirabassi commenta le parole di Favino. “Forse ha ragione Favino perché un personaggio italiano lo dovrebbe fare un italiano e le occasioni per gli attori a volte fanno la storia. Alcuni ruoli e alcuni film sono collegati a certi attori. Ma è un punto di vista di Favino, così come di altri attori italiani”, dice Tirabassi alla Campari Lounge di Venezia. “Ma forse la produzione americana ha visto Adam Driver per questo ruolo evidentemente…a parte che Driver è un attore bravissimo”, aggiunge precisando di non aver visto il film. “Ferrari comunque lo fece già Castellitto, è un progetto che è già stato fatto in Italia. Poi se questa è una polemica, io sulle polemiche faccio un passo indietro. Rispetto quello che dice Pierfrancesco”. La produzione del film ha replicato a Favino affermando che il cinema italiano non ha uno star system riconoscibile nel mondo: “Salvo pochi, di attori italiani internazionali io non so chi ci sia, non c’è più Mastroianni. Si fa anche confusione tra l’obiettivo artistico e quello commerciale”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata