'Il Sol dell'Avvenire' in uscita il 20 aprile è in concorso a Cannes, Il regista: "Pronto ad altri 50 anni di carriera"
Nanni Moretti ha presentato alla stampa il suo ultimo film ‘Il Sol dell’Avvenire’, in uscita il prossimo 20 aprile al cinema e in concorso al Festival di Cannes. “Come sto? Ottimo e abbondante… Con che spirito vado a Cannes? Con il solito spirito, consapevole che anche in Francia il film è molto atteso. Sono stato pochi giorni fa a Parigi a controllare i sottotitoli. Il titolo è un po’ sarcastico come quello italiano, ‘Verso un avvenire radioso’, che era un vecchio slogan della sinistra francese”, ha detto il regista durante la presentazione al cinema Nuovo Sacher di Roma.
In concorso per la Palma d’Oro
“Mi preparo come le altre volte. Uscirà il 28 giugno in Francia, dove non è un tabù l’uscita estiva come in Italia. E’ bello quando c’è una platea che ride e si commuove, ancora più bello quando questa platea è il palazzo del cinema di Cannes”, ha specificato. In concorso per la Palma D’Oro, il suo film sarà in compagnia de ‘La Chimera’ di Alice Rohrwacher e ‘Rapito‘ di Marco Bellocchio: “Di Bellocchio non so nulla del suo film, ma posso dire che ‘Esterno notte’ l’ho visto al cinema e c’è Margherita (Buy, ndr) che è bravissima. Mi dispiace che questa volta non ci sia Garrone – spiega Moretti – Alice è un’attrice molto interessante, l’ho proiettata spesso qui al Nuovo Sacher”.
Sempre andato contro, pronto ad altri 50 anni carriera
“Ho sempre reagito andando contro l’onda, a metà degli anni ’80 c’erano pochi film italiani radicati sul territorio. C’era molta tendenza a fare film fintamente internazionali, con cast e ambientazioni internazionali. Io ho reagito alla tendenza dominante che per piacere a tutti non piaceva a nessuno, ho reagito con una mia casa di produzione facendo e producendo film italiani”, ha detto Moretti ripercorrendo la sua carriera. “Qualche anno dopo i cinema chiudevano, c’era il trionfo delle videocassette, io ho aperto il Nuovo Sacher nel novembre del 1991. Poi in Arena qui il festival con i registi esordienti. E anche ora in un momento di difficoltà delle sale, anche questa volta fatto finta di niente e continuato a pensare, scrivere e girare, questo film per gli spettatori in un cinema. Cerco sempre di non preoccuparmi troppo di quello che sta succedendo intorno“, ha continuato il regista nato a Brunico.
Il film uscirà in 500 sale. “Un discreto numero”, ammette Moretti, che raccontando una scena nella parte conclusiva del film “con il saluto alla parata finale chiudo questa primissima fase di carriera a cui seguirà anche una seconda parte di un’altra cinquantina d’anni e magari ne seguirà anche una terza…”, ha detto Moretti con una battuta.
Il Cinema è fatto per film, piattaforme vanno bene per serie
Moretti ha poi avuto modo di fare una serie di considerazioni sul mondo del cinema in generale e su come le piattaforme di streaming siano intervenute sull’industria. “Il mio rapporto con le piattaforme? Vanno bene per le serie, i film si devono fare per il cinema” ha detto Moretti. Poi sul cinema italiano ha aggiunto: “Sta lì… Sapete meglio di me quanto ormai tanti film d’autore, d’essai, che un tempo venivano preparati bene, coccolati, che uscivano al momento giusto, con l’attenzione dovuta, ormai ci sono tantissimi film gettati allo sbaraglio, il pubblico non capisce cosa sta uscendo, non capisce che tipi di film siano. Tanti e tanti film buttati allo sbaraglio e un po’ a casaccio. Questa è una cosa non bella”. “Il cinema italiano è vivo e questo si sa da tempo – precisa Moretti – Ci sono tanti registi anche giovani, cioè fino ai 65 anni bravi, poi ci sono Amelio, Bellocchio. È un cinema vivo, di registi e film, però privo di una cura e attenzione attorno. Parlo della mancanza di belle trasmissioni sul cinema in televisione. Ci sono tante trasmissioni belle sui libri, sul cinema no. A volte anche il pubblico regala delle sorprese. Sfido io a pronosticare il grande successo delle ‘Otto Montagne‘. Ma attorno a registi e attori che sono bravi manca la cura che invece meriterebbero”. “Ripeto, i film, i registi, i guizzi, gli sprazzi, ci sono sempre. Ma manca la cura attorno al cinema inteso sia come fenomeno artistico e perché no, anche industriale. Negli ultimi anni c’è un problema: tanti film teoricamente commerciali, praticamente pi commerciali non lo sono stati per niente. A proposito di industria cinematografica non lo sono stati per niente”, conclude.
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