L'artista romagnola in lizza per la miglior canzone originale. Il film 'Pinocchio' candidato per i costumi e il trucco

Dopo il successo ai Golden Globe, Laura Pausini tenta il bis. ‘Io sì (Seen)’, brano che fa parte della colonna sonora di ‘The life ahead’ (La vita davanti a sé) di Marco Ponti, con Sophia Loren, e frutto della collaborazione con Diane Warren è in corsa per la miglior canzone originale agli Oscar. Parlano italiano anche le candidature per i costumi e per il makeup, dove ‘Pinocchio’ di Matteo Garrone è in lizza per due statuette. Non ci sarà, invece, ‘Notturno’ di Gianfranco Rosi, che era nella shortlist dei documentari, ma non è entrato nella cinquina finale.

“Ancora non ci credo. Poter far parte di un progetto così speciale come ‘The Life Ahead’ con Edoardo Ponti e Sophia Loren è stato per me uno dei regali più grandi che la vita potesse farmi. E ora sapere che sono nominata agli Oscar va oltre qualunque desiderio o aspettativa potessi sognare. Voglio ringraziare l’Academy per aver accolto ‘Io sì (Seen)’ e il messaggio che porta con sé”, la reazione di Laura Pausini, “sono così onorata di rappresentare l’Italia in una delle cerimonie più importanti dell’industria dell’intrattenimento mondiale”. “Tutti ci siamo messi a disposizione del messaggio che vogliamo portare dall’Italia nel resto del mondo”, ha rimarcato l’artista, “questa nuova nomination stavolta è più travolgente che mai a livello emotivo, perché è molto importante anche per il nostro paese e per la cultura italiana. La canzone e il film sono dedicati alle persone che si sentono perse, abbandonate, senza protezione. Stato d’animo che conosco e che oggi più che mai vive in molte persone a causa della pandemia. Ma la speranza è l’insegnamento che questa canzone e questo film si sono proposti di dare come tema principale”. Due candidature, quelle di Pausini e Garrone, accolte con entusiasmo dal ministro della Cultura Dario Franceschini, perché “rendono merito alla nostra cinematografia, capace di affermare nel contesto internazionale il genio creativo, l’immaginario e l’originalità che le sono propri”.

A farla da padrone nelle nomination è ‘Mank’, film in bianco e nero che a colpi di dialoghi graffianti e flashback mostra la Hollywood degli anni ’30 attraverso Herman Mankiewicz, sceneggiatore del capolavoro di Orson Welles ‘Quarto Potere’. L’opera di David Fincher è in corsa in 10 categorie, seguita da ‘Nomadland’ di Chloe Zhao con 6, e porta Netflix a 35 nomination, contro le 24 dell’anno scorso (ma a fronte di due vittorie). La piattaforma online spera nella statuetta come miglior film anche con ‘The Trial of the Chicago 7’. Gli altri candidati sono ‘The Father’, ‘Judas and the Black Messiah’, ‘Minari’, ‘Promising Young Woman’ e ‘Sound of Metal’. Per la prima volta nell cinquina per la miglior regia due donne, Zhao ed Emerald Fennell per ‘Promising Young Woman’.

Dopo il Golden Globe postumo come miglior attore in ‘Ma Rainey’s Black Bottom’, Chadwick Boseman, morto ad agosto per cancro a 43 anni, è in corsa anche per gli Oscar. In lizza Riz Ahmed per ‘Sound of Metal’, Anthony Hopkins per ‘The Father’, Gary Oldman per ‘Mank’ e Steven Yeun per ‘Minari’. Per la miglior attrice, invece, candidate Viola Davis per ‘Ma Rainey’s Black Bottom’, Andra Day per ‘The United States vs Billie Holiday’, Vanessa Kirby per ‘Pieces of a Woman’, Frances McDormand per ‘Nomadland’ e Carey Mulligan per ‘Promising Young Woman’.

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