Il sovrintendente Meyer: "Boris Godunov non è propaganda a Putin"

Sarà il ‘Boris Godunov’ di Modest Musorgskij, diretto dal Maestro Riccardo Chailly, con la regia di Kasper Holten, ad aprire la stagione della Scala di Milano per l’attesa Prima del 7 dicembre. Una scelta che ha fatto discutere, trattandosi di un’opera russa, ma che il sovrintendente della Scala, Dominique Meyer, ha nuovamente difeso nel corso della presentazione ufficiale, spiegando che, ovviamente, “non facciamo propaganda a Putin, mostriamo un grande capolavoro della storia dell’arte”. Un punto sul quale Meyer, sottolineando che tra l’altro la scelta era stata fatta tre anni fa e la macchina era ormai in moto, ha insistito spiegando: “Non mi nascondo per leggere Dostoevskij, perché l’arte è arte e non c’entra con quello che sta accadendo”.

 

 

Meyer ricorda l’impegno per l’Ucraina della Scala

Il ‘Boris Godunov’, che andrà in scena nella versione originale del 1869, è inoltre, come spiega il regista Holten, proprio la rappresentazione “della manipolazione del popolo da parte di chi detiene il potere, e questo rende tanto importanti le scene corali”. “Abbiamo rispetto per i capolavori, e in questa presentazione non c’è niente che vada contro l’Ucraina. E il libretto non fa apologia di un regime, tutto il contrario”, sottolinea Meyer, che ricorda l’impegno della Scala per l’Ucraina: “Quando è arrivata la guerra, è stato un momento difficilissimo. Stavamo festeggiando la prima della Dama di Picche e immaginate il contrasto. Abbiamo preso la difficile decisione di chiedere un chiarimento al maestro Gergiev, nelle prime quattro o cinque ore, gli abbiamo chiesto una dichiarazione chiara per una soluzione pacifica, non di andare contro il suo Paese. Non ha potuto o voluto rispondere, lo abbiamo sostituito. Siamo stati i primi a fare qualcosa”. Non solo, aggiunge il sovrintendente: “Abbiamo deciso di fare un grande concerto per l’Ucraina, e abbiamo raccolto 400mila euro per le vittime: è una goccia nell’oceano del dolore di queste persone, ma è quello che la Scala può fare. Abbiamo accolto bambini della scuola di danza di Kiev, trovando qui alloggio anche per i genitori, senza sbandierarlo. Poi, quando abbiamo presentato questa apertura della stagione, mi hanno fatto domande solo sulla questione politica. E io ripeto, fare il Boris Godunov è una decisione che abbiamo preso tre anni fa ed è impossibile cancellarlo. E poi perché dovremmo? Vorrei che si veda così, come un grande capolavoro della storia dell’opera, e che lanci un messaggio più universale”. Un messaggio che sintetizza Holten: “Il ciclo del potere e della violenza continua a ripetersi con un senso di inevitabilità. La storia si ripete ciclicamente, e si vedrà anche nei costumi, ci saranno costumi del 1500, del 1800 e attuali, perché questa è la storia delle vittime innocenti di quanti detengono il potere con cinismo”.

Il protagonista, Ildar Abdrazakov

Il protagonista sarà il basso russo Ildar Abdrazakov, “un interprete straordinario, uno dei più grandi interpreti della storia di quest’opera”, rimarca Meyer, ricordando che ha cantato 88 volte alla Scala. Quando Meyer, con il Maestro Chailly, ha scelto quest’opera, lo ha fatto perché “era tempo di girare un po’, di uscire dalle abitudini, e abbiamo pensato al Boris, che ha una lunga tradizione qui alla Scala. Ma mettere un titolo sulla carta non basta, abbiamo invitato Kasper Holten, uno dei grandi registi del nostro tempo, per anni direttore del Covent Garden. Oltre a essere un grande artista ha una consapevolezza profonda di quello che fa. Conosce il Boris fino al più piccolo angolo, non esce dal binario, vedrete il vero Boris”. Una Prima alla quale, oltre al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è attesa anche la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. L’evento sarà trasmesso in diretta su Rai1, con la Rai, sottolinea Meyer, “partner con cui lavoriamo bene dal 1977. Con loro abbiamo lavorato tanto insieme anche durante il Covid”. 

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