Un artista che non si prende sul serio, ma prende sul serio la sua musica. Dalle hit Frosinone e Gaetano ai nuovi successi come Kiwi e Hubner. Poetica minimalista e frasi fulminanti, ecco come ha conquistato il suo pubblico
Calcutta non si prende sul serio, ma prende tremendamente sul serio la sua musica. È questa la forza del 29enne cantautore di Latina, ex capofila dell'indie pop italiano – con troppi cloni non alla sua altezza – ma ormai realtà mainstream della musica di casa nostra. Senza peraltro perdere – anche di fronte a un Mediolanum Forum di Assago tutto esaurito per la prima della sue due date milanesi – quella spontaneità, quell'ironia svagata, quell'atteggiamento di uno che è capitato lì per caso, che si sente fuori posto a essere una star. Un approccio vincente, innestato su uno show però molto curato musicalmente e nella scenografia, che fa fare a Edoardo D'Erme un salto di qualità.
Le canzoni dell'ultimo disco 'Evergreen' uscito a maggio suonano più classiche, più pulite rispetto al primo Calcutta più grezzo. Siamo ormai, con le dovute proporzioni, dalle parti di Battisti e Dalla, con la poetica minimalista, stralunata e ironica e le frasi fulminanti del cantautore di Latina, che ha conquistato l'immaginario dei ragazzi che riempiono il Forum, per la maggior parte teenager e universitari. Quell'immaginario Calcutta lo cristalizza anche con le immagini del megaschermo: foto sporche, chat di Whatsapp, un desktop di un computer con tutte le icone che accompagnano la nostra vita digitale quotidiana. Calcutta sa mettere in musica questo mondo, e accompagnato da una band compatta, solida ma capace di dare nuove sfumature anche ai brani più vecchi di Edoardo, confeziona uno show quasi perfetto. Quasi, perchè la cifra di Calcutta è l'imperfezione, la sbavatura punk, ed è la chiave del suo successo.
A dare un tocco anni '60 ci sono poi quattro coriste mentre lui – come rivela al pubblico – si consulta tra una canzone e l'altra con la sua vocal coach che lo segue a bordo del palco. Lui, polo Fred Perry nera e immancabile cappellino da baseball calato in testa, guida il gruppo come un direttore d'orchestra, dialoga coi fan, a cui chiede se hanno voglia di cantare al suo posto e si informa sul risultato delle partite. E il pubblico risponde con una partecipazione continua. Il concerto è un coro ininterrotto della platea, che intona a squarciagola i piccoli classici calcuttiani e si entusiasma per le frasi ormai iconiche come la Tachipirina 500 che se ne prendi due diventa mille, "Uè deficiente" o "il Frosinone in serie A". Scorrono tutte le canzoni del suo repertorio, dalle nuove Kiwi e Hubner alle hit indie di 'Mainstream' come Gaetano, Cosa mi manchi a fare, in versione tiratissima, Frosinone e un'immancabile Milano dedicata alla città.
Calcutta non dimentica neanche i primi pezzi della sua fase underground come Amarena, Pomezia e Natalios, in una sontuosa versione orchestrale. Durante lo show c'è spazio anche per un'ospite. Introdotta da un esilarante video messaggio di Fiorello e dell'astrologo Paolo Fox arriva Oroscopo e e sul palco si materializza Francesca Michielin. La cantante veneta duetta con Edoardo anche sulla sua canzone Io non abito al mare, scritta da Calcutta, e su Dal Verde, che i due hanno più volte proposto in coppia. Il concerto si conclude con Pesto. Esco o non esco è il dilemma ironico di Calcutta in cui il suo pubblico si identifica. È l'ultimo coro della serata, che Calcutta ha stravinto: il Forum è conquistato.
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