No agli stereotipi, sì a diversità e inclusione: quando la pornografia diventa uno strumento di emancipazione politica e sessuale
Sesso etico, inclusivo ed egualitario. Senza cliché di bellezza, nel segno della diversità e basato sul consenso. A ripensare la pornografia per farne uno strumento di emancipazione politica e sessuale, in contrasto con le produzioni di massa, gratuite e stereotipate su internet, sono alcune registe femministe. I primi tentativi della corrente risalgono agli anni '80 negli Stati Uniti, ma oggi una nuova spinta si radica nella gran quantità di video di bassa gamma diffusi sul web e nel dibattito sul loro impatto sulla sessualità, soprattutto degli adolescenti. "Il porno femminista rientra in una sorta di lotta alla misoginia, sullo stesso terreno e con le stesse armi del mainstream. Riappropriandosi della pornografia, proclama: non lasceremo che sia solo nelle mani degli uomini", dichiara la regista ed ex attrice Ovidie, 38 anni.
I tradizionali film per adulti "seguono sempre lo stesso tipo di coreografia, quasi sempre con gli stessi ruoli attribuiti a ciascun genere: gli uomini dominano sempre le donne", prosegue. Nei film 'Histoires de sexe(s)' o 'X-Girl contre Supermacho', le donne non sono invece ridotte a oggetti. Al contrario, decidono lo svolgimento delle 'trame'. Per essere "femministi" e non "femminili", termine che le registe rifiutano perché assegna una specifica sessualità alle donne, i film devono avere alcune caratteristiche. Devono rappresentare i desideri "di tutti i sessi", anche degli uomini, ridotti dal "porno di massa ai loro" genitali, e le protagoniste devono avere "fisici e culture diversificati", spiega la linguista tedesca e specialista del movimento, Laura Meritt. Niente corpi perfetti o sovradimensionati. Poi prospettiva educativa, con l'obbligo di usare il preservativo, ed etica, proponendo "condizioni di lavoro basate sul consenso, dove ciascuno ha la scelta sul realizzare o meno certe pratiche", dice Meritt.
La regista americana Jennifer Lyon Bell, 49enne laureata ad Harvard, ha lanciato nel 2004 la società Blue Artichoke Films, specializzata nella produzione di film "che descrivono la sessualità in modo sentimentalmente realista". Si dichiara affine al "femminismo pro-sesso", comparso negli Usa circa quarant'anni fa, per cui anche la sessualità è un terreno su cui le donne devono emanciparsi. In disaccordo con il femminismo abolizionista, che si oppone alla mercificazione e al compromesso con l'industria del sesso. "Ho pochissimi legami con l'industria mainstream, i festival e i modi di guadagnare sono diversi, sono insiemi che si sovrappongono di rado", afferma Lucie Blush, regista francese di 30 anni. Il settore, intanto, non considera "queste produzioni come concorrenti", perché "le donne difficilmente guardano porno", dice Grégory Dorcel, direttore della casa di produzione porno Marc Dorcel, tra i leader mondiali del settore.
Il primo festival dedicato unicamente al genere è nato nel 2006 a Toronto con i Feminist Porn Awards, cui sono seguite iniziative analoghe a Losanna, Lisbona o Sydney. In Europa, l'appuntamento più grande è a Berlino ogni anno in autunno, con 10mila visitatori. L'Istituto filmico svedese nel 2009 era stato pioniere del finanziamento di una serie di cortometraggi realizzati da femministe e prodotti da Mia Engberg. In Germania i socialdemocratici di Berlino, che guidano la città, si sono poi ispirati a quell'esperimento e hanno proposto che le produzioni siano usate come strumento educativo per i giovani. "Sarebbe formidabile se questa pornografia alternativa, che mostra in modo diverso il sesso, potesse essere accessibile facilmente e gratuitamente quanto il porno classico", per Ferike Thom, responsabile dell'Spd berlinese.
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