Niente politica nei live di Maldestro, ma da anni il cantautore è impegnato nel sociale, con iniziative soprattutto nelle carceri minorili. E' utile portare la musica e il teatro in luoghi di disagio? Per me racconta Maldestro - la musica è utile portarla ovunque. Ma è certo che, dove ci sono problemi, la musica può essere un'ancora di salvezza. Il mio obiettivo è raccontare che la cultura può salvare l'uomo, indipendentemente da dove nasce e cresce. La cultura serve a conoscere se stessi. I mali che ti abitano, con la cultura puoi combatterli. Infatti chiedo sempre alle istituzioni di portare più libri e matite nelle scuole che non carri armati nei posti da sorvegliare. Una delle canzoni più intense dell'album è 'Io non ne posso più': dei giornalisti che fanno domande sulla famiglia (il padre di Maldestro è un ex boss della Camorra), del produttore che chiede più ritornelli, ma anche del Paese in generale. E' davvero così? Ci sono alcune cose che ti fanno male, l'unico modo che ho per liberarmene è raccontarle. Attraverso la scrittura trovo il mio canale di liberazione. E' vero che a volte non ne posso più di alcune cose, ma il pezzo si chiude dicendo eppure c'è ancora qualcosa che mi lega a te. Nonostante abbia pensato diverse volte di andare via dall'Italia e mi senta un cittadino del mondo, sono ancora qui. Ci sono radici e retaggi culturali che ti tengono legato al tuo Paese nonostante le difficoltà.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata