Da Purple Rain agli ultimi album, tra provocazioni, metamorfosi e record di vendite

Camaleontico, misterioso, eccentrico e geniale, Prince Rorger Nelson in arte 'Prince' ha cambiato indelebilmente il corso della black music. Era conosciuto da tutti come il folletto di Minneapolis (era alto solo 158 cm), città dove nacque il 7 giugno del 1958 e dove è morto oggi. Nel corso della sua carriera, iniziata precocemente sul finire degli anni '70, ha frullato e scomposto generi: pop, jazz, funk ed elettronica. Un mix che è diventato uno stile unico, quello di Prince, imprendibile e mobile. Difficile trovarlo dove lo si era lasciato con l'ultimo disco. Da 'Purple Rain' al recente 'HITnRUN Phase One, passando per i gioielli 'Parade' e 'Sign O' The Times', entrambi pubblicati negli anni Ottanta, il suo periodo migliore e che meglio lo ha contraddistinto.

Il nome Prince deriva dal nome della band dove il padre suonava, ovvero i 'Prince Rogers Trio'. Bimbo prodigio, scrisse la sua prima canzone all'età di sette anni. Nel 1984 ottenne il successo mondiale con Purple Rain. Raggiunse contemporaneamente la prima posizione nelle classifiche dei singoli, degli album e dei film.  E prima del musicista di Minneapolis c'erano riusciti solo i Beatles. Il film omonimo vinse anche il premio Oscar per la miglior colonna sonora con canzoni originali. Prince ha venduto più di 100 milioni di dischi nel corso della sua carriera, ha vinto sette premi Grammy ed è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame nel 2004.

Oltre alla voce suonava con nonchalance chitarra, tastiera e batteria. Il sesso era parte fondamentale della sua scrittura ma ultimamente aveva detto di voler cantare anche "per i figli dei miei fan". Le sue hit da record oltre Purple Rain sono Raspberry Beret (1985) e Little Red Corvette (1999). I fan aggiungeranno tutte le loro…

Prince è morto, la sua influenza resisterà nei decenni.

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