Torino, 16 dic. (LaPresse) – Era il 1995 e un giovane Piero Pelù, leader dei Litfiba, si presentò a Villa Wanda con un unico obiettivo: intervistare Licio Gelli. Ci riuscì senza alcuno stratagemma, ma fu necessario un po' di tempo per scoprire dove abitasse il capo della loggia della P2. Una volta davanti alla casa, il cantante suonò il campanello e il cancello si aprì. Pelù aveva con sè con una videocamera e il video di quel giorno è visibile su Youtube. Gelli chiese di non essere ripreso, ma autorizzò di riprendere il suo ritratto, appeso a una parete della stanza in cui incontrò il cantante. Una parte della chiacchierata fu dedicata a Giulio Andreotti, all'epoca sotto processo a Perugia nell'ambito dell'inchiesta sulla morte del giornalista Mino Pecorelli.

"Andreotti – disse Gelli a Pelù – è una brava persona. Non vedo perché l'accusano. Per 50 anni è stato la stella di prima grandezza nella politica interna e nella politica estera. L'hanno definito 'l'uomo della provvidenza', poi tutto a un tratto è diventato un criminale. Ammesso anche che abbia incontrato un mafioso…e chi me lo dice che uno di voi non sia un mafioso? A me non interessa, io posso esprimere il mio parere". In quella occasione, scrive oggi Pelù su Facebook, Gelli "fu ospitale ma inquietante. Parlò bene di Andreotti, parlò benissimo di Berluska e fece orecchio di mercante sulle stragi nere degli anni '70 e '80". "Gelli – aggiunge il leader dei Litfiba – è volato da qualche parte e con lui milioni di segreti della nostra storia, lo piangeranno i suoi boy scout al governo che stanno massacrando la nostra povera grande nazione seguendo passo passo il suo programma della P2, lo piangeranno ad Arcore". "Dio esiste – conclude Pelù sul social – e in questi giorni passa da Arezzo".

 

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