Torino, 28 nov. (LaPresse) – Sala gremita alla proiezione del docufilm di Federico Schiavi e Gian Piero Palombini Togliatti(Grad), al Cinema Reposi per il Torino film festival. Fra il pubblico tante le persone con i capelli bianchi. La pellicola su Togliattigrad, con le testimonianze di chi,italiani e russi, lì ci ha lavorato, racconta lo storico accordo industriale della Fiat negli anni’60 con i sovietici per costruire la Fiat 124 nella fabbrica Vaz, sulle rive del Volga con tre catene di montaggio, per una produzione annua di 660mila vetture.

E stasera alla proiezione del film documentatario Togliatti(Grad) ha partecipato proprio una delegazione di dirigenti e lavoratori Fiat che presero parte in quegli anni in prima persona all’imponente realizzazione della megafabbrica sovietica di automobili costruita sul modello di Mirafiori.

Fra loro anche l’ingegner Carlo Mangiarino, che a Togliattigrad fu capoprogetto per conto dell’azienda automobilistica torinese, e che e’ fra coloro che nel docufilm, realizzato anche con materiale dell’Archivio nazionale del cinema di impresa di Ivrea e di Raiteche, sono apparsi, dando la loro diretta testimonianza su quella mastodontica operazione industriale per motorizzare l’Unione Sovietica.

Stasera c’era in sala anche chi era molto curioso di avere un riscontro per immagini dei tanti racconti sentiti da chi nella citta’ di Togliatti in Urss aveva lavorato. Come Cesare Annibaldi, ex manager Fiat ed ex Presidente della Commissione Impresa e Cultura di Confindustria, che a Togliattigrad non ci e’ stato e che ha detto stasera di aver apprezzato il film. O come una signora, seduta nelle prime file, che aveva sentito parlare della fabbrica russa della Fiat da un conoscente: “era un operaio andato a Togliattigrad per lavorare, con una certa idea del comunismo. – racconta la signora- Ma poi aveva visto la poverta’ ed era tornato disilluso e senza la morosa russa che aveva trovato in quella citta’ e che dovette lasciare perche’ a Torino aveva una moglie”.

Ma a vedere il docufilm proposto dal Torino film festival stasera c’era anche chi a Togliattigrad ha solo rischiato di andarci. E’ la testimonianza di un tecnico, un disegnatore che in quegli anni lavorava per una azienda di macchine utensili fornitrice della Fiat: “erano gli anni’ 60- racconta – e non sono stato mandato li’ perche’ avevo solo 18 anni. La mia azienda produceva i motori per quella fabbrica che doveva dare l’auto ai russi. Tanti di coloro che tornavano da quella citta’-fabbrica sovietica ci raccontavano di essersi fatti li’ un’altra famiglia, agli italiani non piaceva stare in albergo. Ma andando li’ si poteva guadagnare un po’ di piu’. “La vita dicevano fosse dura in quella citta’ che si stava creando – prosegue- Alcuni dirigenti Fiat, allora trentenni, che hanno lavorato li’ stasera sono qui a vedere il film e di anni ora ne hanno 80-90”. Ma fra chi ci e’ andato a lavorare a Togliattigrad, in quegli anni, c’e’ anche il signor Olivo, presente e attentissimo alla proiezione: “ci sono andato la prima volta che ero 18enne, per due anni come tecnico del montaggio di macchine semiautomatiche di saldatura-dice- e poi sono tornato nel’77 e nel’94. Ho sposato una russa, mia moglie l’ ho incontrata li’, facciamo 43 anni di matrimonio”.

“Quando lei decise di sposarmi- racconta Olivo- il partito le fece molte pressioni per dissuaderla”. Un episodio di intimidazione analogo a quello di cui alcune russe andate in spose a italiani parlano nel film. “Siamo stati la terza coppia italo-russa a sposarsi a Togliattigrad – continua Olivo- Non era facile, una vitaccia, all’inizio negli anni’60, si lavorava anche in mezzo al fango. C’e’ chi e’ andato li ‘ innamorato del comunismo ed e’ tornato indietro dopo soli tre mesi”.Olivo invece ci e’ tornato ben 3 volte a lavorare per la fabbrica della Fiat sul Volga e ora in Russia invece ci torna ogni anno, ma per le vacanze: “nella mia casetta -spiega- a 700 chilometri a Sud di Mosca”.

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