Venezia, 30 ago. (LaPresse/AP) – L’attore Owen Wilson e la co-star Kathryn Hahn erano ieri alla 71esima Mostra d’arte cinematografica di Venezia per promuovere il loro ultimo film ‘She’s funny that way’. Una divertente commedia diretta da Peter Bogdanovich con Jennifer Aniston nei panni di una analista nevrotica e bizzarra.
Il film racconta di una escort, interpretata da Imogen Poots, che vuole diventare attrice e che ottiene una parte in una produzione di Broodway diretta da Arnold, il personaggio di Owen Wilson. L’altra protagonista della pièce è però la moglie del regista (Kathryn Hahn). Anche lo sceneggiatore si invaghisce della prostituta convertita attrice, anche se è sposato con una terapeuta affetta da crisi di ira (Jennifer Aniston).
Per Kathryn Hahn il film rispecchia a grandi linee quel che realmente accade nello showbiz. “E’ un mondo strano ed è anche uno strano lavoro – ha raccontato l’attrice – Non è così lontano da quel che succede realmente dietro le quinte dello spettacolo”.
Wilson ha aggiunto che si tratta di un tipo di situazione che non accade solo tra coloro che fanno parte di quel business: “E’ un comportamento che interessa più persone in tutto il mondo al di là dello spettacolo”.
Parlando invece delle première in generale, Owen Wilson ha ammesso che le prime cinematografiche lo rendono sempre nervoso: “Non mi piace stare lì in piedi e farmi fotografare, mi sento a disagio”.
Wilson ha anche confessato un debole per il cinema italiano, in particolare per Federico Fellini. “Ho adorato ‘Amarcord’. Mio padre aveva portato me e mio fratello al cinema a vederlo quando eravamo bambini, perché era innamorato di quel film”, ha raccontato. “Mi piacerebbe tornare a recitare in Italia, lavorare qui. Qualche tempo fa ho lavorato per sei mesi a Cinecittà e mi ero divertito tantissimo” ha poi aggiunto.
In conferenza stampa, anche Bogdanovich ha parlato di cinema, confrontando la Hollywood di ieri e di oggi. “Hollywood sta prendendo la strada sbagliata. Film fatti per vendere, sequel, serie, spendendo centinaia di milioni di dollari”. È stato il monito disincantato del cineasta statunitense, candidato all’Oscar nel 1972 per ‘L’ultimo spettacolo’. “Una volta i ballerini ballavano sul serio, gli attori cantavano sul serio – ha continuato – oggi non è più così. Puoi vedere Spider-Man che svolazza per i grattacieli a New York, ma chi se ne frega”. Bogdanovich dice di apprezzare particolarmente i film di Quentin Tarantino. “Non sono fatti solo per vendere, trasmettono qualcosa”.
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