Dalle nostre inviate Chiara Troiano e Virginia Michetti

Sanremo (Imperia), 19 feb. (LaPresse) – “C’è molta disperazione, ma io ho 19 anni e spero che possa per tutti arrivare ‘Nu juorno buono’. Ho capito che bisogna sempre sacrificarsi, non è un momento facile e c’è molta disperazione intorno, ma voglio dire ai giovani che c’è un futuro in questa nazione, non all’estero”. E’ uno ‘scugnizzo’ che mostra molta maturità Rocco Hunt, il 19enne di Salerno che salirà sul palco dell’Ariston domani sera tra le Nuove proposte col brano ‘Nu juorno buono’.

Unico rapper tra i giovani (l’altro esponente del genere è Frankie Hi-Nrg tra i Campioni) e unico campano in gara al 64esimo festival di Sanremo, Rocco ha scelto di cantare in italiano il suo brano sulla terra dei fuochi, in cui però veicola la speranza che venga ‘il giorno buono’, in cui la sua terra sarà liberata dai problemi che la colpiscono.

Canta questa canzone in italiano perché il messaggio arrivi a tutti, spiega in conferenza stampa all’Ariston. “Non ho mai abbandonato il mio dialetto nei miei testi, ma siamo tutti italiani a prescindere da dove si viene – spiega in conferenza stampa all’Ariston – ma un problema come questo lo voglio portare alla nazione, peché sono convinto che la terra dei fuochi non sia un problema solo campano ma nazionale”. “La terra dei fuochi – ribadisce – è tutta Italia, non solo la Campania. Ghettizzarsi e non farsi capire sarebbe stata un’occasione sprecata”.

Rocco Hunt, all’anagrafe Rocco Pagliarulo, a 19 anni è il nuovo idolo dell’hip hop campano e sente il peso del suo ruolo vero i suoi coetanei e i più giovani: niente volgarità e rabbia, ma un messaggio positivo. “Non so gli altri rapper cosa trattano nei loro testi, ma io credo di dover educare i ragazzi che pendono dalle nostre labbra. Abbiamo questo potere e dobbiamo sfruttarlo bene: preferisco andare al festival con un brano forte e positivo”, spiega in conferenza.

“Magari avessimo importato dall’America le proteste e i modi per trasmettere dei buoni valori – esclama – ma mi trovo sotto il palco dal ragazzino di 12 anni al nonno che viene insieme a lui. Ti passa la voglia di dire le parolacce nei testi: mi rivolgo a queste persone, perché devo dargli un segnale sbagliato?”.

Non ha paura a definirsi buonista, usando un termine sempre inviso ai più e spesso usato con una connotazione negativa. “Sono sicuro che con il mio rap positivo, anche col mio buonismo, dò qualcosa di buono”. Il giovane salernitano vuole essere una guida per i suoi coetanei. “Al giorno d’oggi vedo i ragazzi come pecore smarrite – spiega – Se un ragazzo mette le cuffiette, è giusto fargli compagnia positivamente. Noi non siamo i nuovi cantautori, ma i nuovi giornalisti, che raccontano le cronache in rima”. E considera il peso del suo genere musicale nel convogliare un messaggio. “L’anno scorso tre su cinque dei dischi più venduti erano hip hop: può ripartire tutto anche dalle canzoni”.

“Certo, ci sono molte cose che mi fanno incazzare, ma nel ruolo in cui sono ora preferisco trasmettere cose che non trasmettono rabbia. In questo momento in Campania si basano molto sul pensiero che porto al estival. E nel mio piccolo sembra già cambiato qualcosa, i ragazzi parlano con più positività. Già i giovani hanno rabbia dentro, nel mio caso ho fratelli piccoli e non voglio trsmettergli rabbia. Voglio dare l’idea che la situazione possa cambiare, o è la fine. si deve partire da un baluardo fisso che è la speranza. La rabbia lasciamola ad altri”.

Nel 2011 ha pubblicato il suo primo Ep autoprodotto, ‘Spiraglio di periferia’. Dal 2013 è sotto contratto con la Sony, per cui lo scorso giugno è uscito il primo album, ‘Poeta urbano’.

Il nuovo album uscirà tra un mese e il rapper è il primo ad essere sorpreso dal suo successo. “Sono in studio per l’uscita del disco nuovo che uscirà intorno al 25 marzo. Abbiamo già fatto un Ep che è primo su iTunes – racconta – ieri non ci credevo: vedevo Ligabue cantare sul palco dell’Ariston, e poi lo trovavo sotto di me in classifica, non ci credeva nemmeno mio padre”. Del nuovo lavoro in uscita, racconta: “Il disco è una conseguenza di quello che ho fatto in questi anni, il percorso dalle autoproduzioni fino ad avere un team dietro”.

Tra le collaborazioni, “Uno dei migliori cantanti italiani, ma per scaramanzia il nome per ora lo tengo per me”; poi Enzo Avitabile, “Per me un maestro di vita”, Federico Zampaglione nel brano ‘Come una cometa’ – “sbuco con un pezzo in dialetto in una canzone dei Tiromancino, Zampaglione mi ha detto che ho spaccato, è bello vedere artisti che apprezzano le ‘diversità'”, poi “Un pezzo con mio fratello Clementino: lui l’anno scorso era ospite degli Almamegretta a Sanremo, e non nascondo che lui mi ha dato il coraggio per venire qui”, e ancora Noyz Narcos, Ensi e altri nomi del panorama hip hop.

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