Sanremo, la quarta serata del festival è amarcord

Sanremo, la quarta serata del festival è amarcord

Sanremo, (Imperia), 15 feb. (LaPresse) – Inizia in bianco e nero la serata amarcord al teatro Ariston. Con Sanremo Story, si ripercorrono alcuni dei momenti che hanno segnato questi 63 anni di festival. Si inizia con una una carrellata di immagini dei cantautori che hanno reso celebre la kermesse in una retrospettiva dei tempi che furono.

Partendo da Joe Sentieri, le immagini di Mina, Claudio Villa, Tony Dallara, Adriano Celentano si fondono con la panoramica dal pubblico in sala, ripreso in bianco e nero, approda sul palco Ariston, dove entra Luciana Littizzetto. “Quale sarà la sua prima parola?” chiede una voce fuori campo e arriva sonoro: “Balengo”. Entra scoppiettando la ‘donna’ di Sanremo: la comica torinese indossa un abito principesco color cipria, dal bustier si apre una ampia e luminosa gonna. “E’ come l’abito di Nilla Pizzi” dice l’esuberante Luciana mettendosi subito seduta sul gradino del palco.

La Littizzetto incentra la sua prima gag partendo dalle parole delle più famose canzoni di Sanremo del passato, da ‘Vecchio scarpone’ a ‘Povero amico mio’ fino a ‘Tutte le mamme’, sottolineando la tristezza dei testi, ma presto si parte con la gara di questa sera, che vede i 14 Campioni portare sul palco i successi delle edizioni passate del fesival.

Apre Malika Ayane con ‘Cosa hai messo nel caffè’. La cantante si esibisce sul palco insieme a due ballerini, Paolo Vecchione e Thomas Signorelli, che fanno una piccola coreografia ai suoi lati. Malika si diverte a danzare sul palcoscenico insieme a loro e appare tranquilla e disinvolta. Il brano era stato presentato a festival nel 1969, interpretato da Riccardo Del Turco e Antoine.

Il secondo artista è Daniele Silvestri, con ‘Piazza Grande’ di Lucio Dalla. “E’ difficile usare il passato. Lucio è con noi ogni giorno in questo festival”, afferma Silvestri, una volta entrato sul palco prima dell’esibizione del brano. Arrivata ottava al festival del 1972, è “Una canzone che rappresenta il nostro grande passato musicale” ricorda il cantautore romano.

Viene presentata la giuria di qualità resieduta da Nicola Piovani, premio Oscar per le musiche di ‘La vita è bella’ che, presentato da Fabio Fazio, confessa di “non guardare” di solito il festival. Gli altri membri della giuria sono Eleonora Abbagnato, Claudio Coccoluto, Serena Dandini, Rita Marcotulli, Stefano Bartezzaghi, Paolo Giordano, Neri Marcorè (che sostituisce Carlo Verdone), Cecilia Chailly e Nicoletta Mantovani, la vedova di Luciano Pavarotti. Con l’occasione, Fazio ricorda Big Luciano, che aveva preso parte al festival quando alla conduzione sul palco dell’Ariston insieme a lui, nel 2000, 13 anni fa.

Annalisa Scarrone ed Emma Marrone, le due ragazze del talent ‘Amici’ cantano quindi ‘Per Elisa’ che vinse al festival nel 1981 cantata da Alice. Fra le due l’intesa canora è perfetta. E la carica che trasmettono al pubblico è fortissimo. Annalisa ed Emma insieme sul palco sono una vera scarica di adrenalina. La musica originale fu composta da Franco Battiato e Giusto Pio, il testo da Battiato e da Alice.

Marta sui Tubi con Antonella Ruggiero, per la carrellata delle canzoni storiche, cantano ‘Nessuno’, un brano portato al successo da Wilma De Angelis e Betty Curtis al festival del 1959 posizionandosi ottavo. Lo stesso anno la canzone è stata poi ripresa ed incisa anche da Mina che con una carica innovativa, molto vicina al rock, l’ha ricantata in chiave swing. Al termine applausi scroscianti dalla platea alla sala stampa che non si risparmia in esultazioni e commenti. Con questo festival la Ruggiero arriva alla sua 11esima volta sul palco dell’Ariston. “Con Marta sui tubi ci si conosceva già. Mio figlio adolescente metteva la loro musica a tutto volume così ho iniziato a conoscerli anch’io”.

Il percorso vintage inciampa nel “tragico” festival del 1989, quello presentato dai cosiddetti “figli d’arte”. Rosita Celentano, Paola Dominguin, Danny Quinn, Gianmarco Tognazzi: ci sono anche loro per Sanremo Story. I quattro dovevano servire a svecchiare il programma ma fecero rimpiangere a conduzione di Pippo Baudo. Per sdrammatizzare viene mostrato un video con alcune delle gaffe di quell’edizione.

È il torno di un sorprendente e inaspettato Raphael Gualazzi, che canta ‘Luce (tramonti a nord est)’ con cui nel 2001 Elisa arrivò prima classificata. Nelle mani di Gualazzi il brano risulta completamente trasformato da una rilettura in chiave jazz e sia Fazio sul palco sia il pubblico in platea, così come i giornalisti in sala stampa, non possono far altro che applaudire.

I Modà con Adriano Pennino cantano quindi ‘Io che non vivo’, di Pino Donaggio del 1965. La loro interpretazione è carica di energia, ma tutto sommato nelle corde del gruppo, che non si discosta troppo dal modo in cui siamo abituati a vederli.

Un’esilarante e impacciata Luciana Littizzetto entra in scena sul palco Ariston con un vestito azzurro castigato e un caschetto di capelli biondo. “Sembro Enzo Paolo Turchi appena tornato dall’Isola dei famosi – si prende in giro – sono paggio Fernando, mi sento a mio agio come Giovanardi sul carro del Gay Pride”. “E’ quel vestito che andò bruciato” dice la comica torinese dimenticandosi la storia che avrebbe dovuto raccontare: in suo soccorso arriva Fazio a ricordare che l’abito di Luciana è come quello che Caterina Caselli indossò al festival per ‘Nessuno mi può giudicare’ ma che andò poi bruciato, “La prima canzone della prescrizione” aggiunge Luciana. “Confido nell’umorismo di Caterina” aggiunge Fazio.

Simone Cristicchi rischia grosso e canta ‘Canzone per te’ del 1968, con cui Sergio Endrigo vinse il festival di Sanremo, interpretando il brano insieme a Roberto Carlos.

‘Tua’ di Jula De Palma-Tomina Torrielli presentata a Sanremo nel 1959 è interpretata da una sensualissima Simona Molinari e da un elegantissimo Peter Cincotti. ‘Tua’ è diventata memorabile per le polemiche scattate subito dopo la sua esecuzione a quel tempo per una stampa un po’ bigotta, dato che il brano sembra allude a un rapporto sessuale tra un uomo e una donna. Anche nella vibrante voce della Molinari si percepisce un’accesa ma discreta sensualità, indotta anche dalla mise di Simona che sfoggia un abito argentato, cortissimo, arricchito da un volant nero che cade lungo fino alle caviglie. L’abito dalla generosa e ampia scollatura si chiude con un collier di brillanti che regala un tocco sofisticato al suo outfit.

Potente e sensuale anche Maria Nazionale, che con Mauro Di Domenico interpreta magistralmente la canzone che vinse nel 1988 il festival: ‘Perdere l’amore’ di Massimo Ranieri. Maria, sensuale, dà vita a una versione della canzone carica di pathos. In sala stampa buona parte dei giornalisti si lascia coinvolgere e inizia a cantare in coro e alla fine molti si alzano in piedi applaudendo.

‘Ciao amore ciao’ di Luigi Tengo del 1967 è portata sul palco del teatro Ariston da Marco Mengoni che la rifà in versione Motown: come al solito dimostra di avere una voce particolare e dall’estensione fuori dal comune.

Ma sono ancora una volta Elio e le Storie Tese a stupire, portando ‘Un bacio piccolissimo’ del 1964, introdotti dal pornodivo Rocco Siffredi, improbabile declamatore di versi d’amore di Prévert. La band per l’occasione si presenta in versione “mini” e suona degli strumenti in miniatura, presentandosi con le ormai consuete altissime fronti posticce. Inevitabile lo scambio di battute allusive e divertenti con Rocco che sta al gioco.

E’ poi il turno di Max Gazzè, che ha deciso di cantare il brano del 1969 di Nada ‘Ma che freddo fa’. Nonostante fosse cantata da una donna, la versione presentata da Gazzè è molto fedele a quella originale.

Chiara Galiazzo porta sul palco dell’Ariston forse una delle più note e difficili canzoni di Mia Martini: ‘Almeno tu nell’universo’. La cantante fresca di talent show dimostra con questo brano di avere tutte le carte in regola per essere considerata, talent a parte, una professionista. La sua interpretazione, per quanto concerne la tonalità della voce, è molto simile a quella fatta da Elisa: entrambe hanno una grande estensione vocale.

Gli ultimi a chiudere la gara di Sanremo Story sono gli Almamegretta, che si esibiscono senza la voce di Raiz che per lo Shabbat non si esibirà insieme alla sua band. E’ stato detto che ci sarebbe stata la voce registrata ma invece al suo posto ci sono Marcello Coleman, James Senese e il rapper Clementino che cantano ‘Il ragazzo della via Gluck’ di Adriano Celentano. Presentata al festival di Sanremo nel 1966 al tempo riscosse scarso successo, infatti venne eliminata dopo la prima sera, divenendo successivamente una delle canzoni più note di Celentano e anche una delle più rappresentative. La nuova formazione della band conclude nelle ultime strofe con Clementino che dice “Viva l’Italia, viva Crozza” e Coleman che grida “Fate crescere l’erba”.

Sul palco dell’Ariston, e per le strade di Sanremo, viene reso omaggio a due giganti del festivale e della televisione italiana. Mike Bongiorno e Pippo Baudo.
Per ricordare Mike, Fazio esce dal festival e si dirige in via Escoffier angolo corso Matteotti, per la presentazione della statua in bronzo dedicata dalla città dei fiori al celebre conduttore del festival. Ad attenderlo, intorno a una folla di gente, la famiglia Bongiorno, la moglie Daniela Zuccoli e i figli, pronti ad incontrare Fabio Fazio che lascia l’Ariston attraverso il corso principale per scoprire la statua del presentatore che ha fatto storia del festival e della televisione italiana. “Questa statua ci porterà fortuna”, dice Daniela. A svelare la statua è Leonardo, il figlio più piccolo di Mike, al grido collettivo di ‘Allegria’, sulle note di ‘Blue Moon’.

Una standing ovation accoglie Pippo Baudo sul palco dell’Ariston, mentre esordisce dicendo “La cosa più bella è l’applauso del pubblico”. Lo storico conduttore non perde neppure un attimo e bacia la Littizzetto davanti a tutti, come era accaduto nell’edizione del 2003. Baudo, con alle spalle 54 anni di carriera e la conduzione record di 13 edizioni del festival, ha i capelli completamente bianchi ma dimostra di essere ancora perfettamente in forma. “Qui si è formata buona parte della mia carriera”, afferma, ricordando anche Mike Bongiorno. “Ho visto per la prima volta il festival quando ha vinto Modugno. La sua vittoria ha determinato molto per la mia carriera. Quando l’ho visto ho pensato ‘Guarda che impeto’”.
Luciana vera mattatrice di questo festival inscena un confronto tra i due conduttori: “Se Pippo fosse un libro sarebbe ‘Guerra e Pace’, se Fabio fosse un libro sarebbe ‘una’ sfumatura di grigio. Pippo è stato lungamente corteggiato perché si candidasse con la destra e con la sinistra ma è sempre stato di centro. Fazio è invece stato corteggiato dalla sinistra e dalla destra ma la sinistra voleva che si candidasse a destra e viceversa”. Poi Litti si ritrova al centro di un duetto tutto maschile quasi fosse contesa tra i due.
Poi lo storico conduttore riceve il premio Città di Sanremo “Con tanto affetto” dicono in coro Luciana Littizzetto e Fabio Fazio i due presentatori della quarta serata sul palco Ariston. Sentite le parole di Baudo con cui esprime il suo affetto al mestiere televisivo. “Voglio continuare a fare televisione bene e che sia educata”, conclude con commozione e fierezza.

Stefano Bollani inebria di note il teatro Ariston. Appena salito sul palcoscenico, il maestro ha suonato un brano brasiliano degli anni Trenta per poi iniziare il suo ‘gioco’ con il pubblico. Luciana Littizzetto scende in platea per domandare quale canzone di Sanremo far suonare al maestro Bollani al suo pianoforte. ‘Lasciami ancora’, ‘Papaveri e papere’ sono due delle richieste pervenute. La velocità d’esecuzione di Bollani e la precisa speditezza delle sue mani ha incantato gli spettatori che hanno accolto il finale con grandi applausi.

Dopo Bollani, un altro ospite di fama internazionale sale sul palco dell’Ariston: si tratta del brasiliano Caetano Veloso che si esibisce suonando una chitarra bianca, seduto al centro della scena. Compositore e musicista di lunghissima esperienza, ha oltre 50 dischi all’attivo. Caetano ha cantato sia in italiano ‘Piove’ di Domenico Modugno, anche in brasiliano.

Ultimo appuntamento con l’amarcord è il pupazzo Rockfeller con Josè Luis Moreno, il celebre ventriloquo che si diverte a giocare insieme a Luciana Littizzetto e Fabio Fazio. “L’Italia per noi è importantissima, e questo festival per noi è la vera speranza per tutti noi che lavoriamo nel mondo dello spettacolo”, dice metà con la sua voce normale e in parte da ventriloquo.

Bando al passato, si guarda al futuro della musica: è tempo di premiare i Giovani.
Il Cile riceve il premio per le Migliori parole, consegnato sul palco Ariston di Sanremo con la presenza di Caetano Veloso.
Renzo Rubino, con la canzone ‘Il postino (amami uomo)’ ha vinto con 27 voti il premio della Critica ‘Mia Martini’ – sezione Giovani. A decretare il vincitore è stata la sala stampa del Teatro Ariston di Sanremo. Secondo Andrea Nardinocchi con 21 voti, Antonio Maggio e Ilaria Porceddu terzi parimerito con 18 voti.
Infine viene proclamato il vincitore: è Antonio Maggio, che visibilmente commosso ritira il trofeo di Sanremo 2013 per la categoria Giovani e ringrazia la sua casa discografica, la Universal, per “il lavoro dell’ultimo anno e mezzo” e “soprattutto i miei genitori” che sono tra il pubblico, prima di cantare il suo brano ‘Mi servirebbe sapere’ con il suo ritmo travolgente.
Sipario: domani tocca alla finale dei Big.

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