Roma, 23 mar. (LaPresse) – Anteprima stampa ieri sera a Roma di ‘Marigold Hotel’ del regista di ‘Shakespeare in love’, John Madden, con Judi Dench, Dev Patel, Bill Nighy, Penelope Wilton, Celia Imrie, Tom Wilkinson, presso l’Anica in viale Regina Margherita. Il film uscirà nelle sale italiane il 30 marzo distribuito da Twentieth Century Fox in circa 150 copie.

Le riprese del film, tratto dal romanzo ‘These foolish things’ di Deborah Moggach, sono state effettuate nello stato del Rajasthan e nel centro di Jaipur, attorno al Palazzo della Città, nel mercato, a bordo degli affollati autobus, e nel grattacielo che ospita il call center, dove lavora la bella fidanzata di uno dei protagonisti, Sonny (Patel), da cui si osserva un’ampia vista della città.

L’attore indiano (‘The millionaire’) “è un comico nato – ha detto Madden – una sorta di Jacques Tati, con una presenza fisica straordinaria ed un grande talento”. Ma “la sceneggiatura – precisa – è ricca e divertente, e non è solo una commedia. Parla anche del lutto, della solitudine e dell’isolamento, e ci si domanda cosa è realmente possibile quando si invecchia. Si può ancora ricominciare da capo? È troppo tardi per cambiare?”.

Ad arrivare nell’assolata Jaipur, con la sola speranza di ricominciare una nuova vita accompagnati dal loro bagaglio personale, sono Evelyn (Judi Dench), una vedova sul lastrico, Graham (Tom Wilkinson), un giudice gay dell’alta corte, Douglas e Jean (Penelope Wilton e il Bill Nighy di ‘Love actually’), una coppia in crisi, Norman (Ronald Pickup) e Madge (la Celia Imrie di ‘Calendar girls’) in cerca d’amore, e Muriel (Maggie Smith) che deve operarsi all’anca e lasciare subito dopo l’India. Tutti si trovano ad avere a che fare con le stravaganze del giovane Sonny Kapoor (Dev Patel), proprietario del Marigold Hotel, ereditato da suo padre, in decadenza da tempo, ma che lui vorrebbe trasformare in hotel di lusso. I nuovi ospiti rimangono sbalorditi nello scoprire che i lavori di ristrutturazione dell’edificio sono in fase di stallo e i servizi fondamentali non funzionano. Sullo sfondo un’India ricca di contrasti, inebriante e spaventosa allo stesso tempo.

Judi Dench (un Oscar, dieci Bafta Awards e sei Laurence Olivier Awards, per le sue interpretazioni sul palco e sul grande schermo) dice di non aver avuto difficoltà ad interpretare questo ruolo, “perché credo – commenta – che in India siamo portati ogni giorno a imparare qualcosa sulle persone e sulla loro cultura”. “Questa è una storia – aggiunge – di cui desideravo fortemente far parte, perché racconta di persone che ad un certo punto della vita si trovano senza certezze, eppure ognuno di loro riesce a trovare una risposta. È stata anche un’occasione per lavorare con persone che conosco per la prima volta tutti insieme”.

A differenza del suo personaggio, Tom Wilkinson (‘Michael Clayton’, ‘In the bedroom’) non era mai stato in India prima e l’ha trovata esilarante e travolgente. “È un paese enorme, variegato e complesso – osserva l’attore – talmente ricco di bellezza, ma anche di povertà, che è difficile capirlo fino in fondo”. “Ma credo che il film – prosegue – dia un’idea realistica di tutte queste contraddizioni. Per Graham (il suo personaggio, ndr) l’India è il paese dei ricordi, delle amicizie ed ora, persino dell’amore”.

Anche il tema della xenofobia viene toccato attraverso il personaggio imbarazzante di Muriel, interpretato da Maggie Smith, una delle più famose e stimate attrici del mondo, vincitrice di numerosi premi Oscar, che si fa carico del ruolo decisivo, quello della donna che diventa l’eroina più improbabile dell’Hotel. “Muriel – sostiene al proposito Madden – non è un personaggio insolito, in generale e specialmente in Inghilterra: xenofoba, non esce mai dalla sua zona per nessun motivo. Il suo percorso è uno dei più interessanti di tutti, proprio perché ha a che fare con l’ignoto. Paradossalmente finisce per stringere amicizia con una cameriera indiana dell’albergo, appartenente alla casta degli intoccabili, con cui, evidentemente, sente di avere qualcosa in comune”. Il film è prodotto da Graham Broadbent e Peter Czernin della Blueprint Pictures.

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