Venezia, 4 set. (LaPresse) – Emanuele Crialese è stato accolto da una standing ovation al suo arrivo in sala conferenze alla Mostra del Cinema di Venezia. Calorosamente applaudito alla proiezione stampa del mattino, ‘Terraferma’ è il primo film italiano in concorso presentato in questa edizione del festival.
Esponente del cinema di poesia civile, Crialese racconta nel suo nuovo lavoro la storia di una famiglia di pescatori in un’isola che è terra di sbarco di rifugiati e immigrati disperati, giovanissimi che scappano dall’orrore e tentano la fortuna nel Belpaese.
“La cronaca è stata punto di ispirazione. Volevo – afferma il regista – che la storia uscisse dal linguaggio televisivo e giornalistico attuale. In Italia abbiamo perso la rotta, siamo in uno stato di confusione morale. La risposta dello stato alle tragedie che avvengono nei nostri mari è inadeguata. Lasciare morire gente in mezzo al mare è segno di inciviltà. La confusione in cui ci ritroviamo è frutto, credo, anche di un certo tipo d’informazione”.
Nella sua decisa e dura critica all’Italia il regista aggiunge: “l’Italia ha bisogno di contaminazione. Con il mio film non voglio giudicare nessuno. ‘Terraferma’ è una domanda aperta a cui io non devo dare delle risposte”.
Il regista ha raccontato che nel 2009 durante un viaggio da Lampedusa a Roma sentì parlare di una tragedia in cui morirono 75 clandestini. Si salvarono 3 uomini e una donna. La donna è Timnit T, protagonista del film alla sua prima esperienza cinematografica. “Il suo volto mi ha ipnotizzato: raccontava la storia di una donna che aveva attraversato l’inferno ed era arrivata finalmente, quasi per miracolo, in paradiso. L’ho scelta perché volevo una persona che avesse vissuto realmente la sua esperienza, la sua tragedia. Su di lei ho reinventato la storia scoprendo una sua grande dignità”.
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