Il racconto di Fabiana (nome di fantasia) a LaPresse: "Le mie giornate tra insulti e aggressioni"

Pronto soccorso come trincea e operatori sanitari come soldati. È il quadro preoccupante che emerge sentendo le storie di medici e infermieri che raccontando episodi di violenza subiti. È il caso di Fabiana (nome di fantasia), infermiera del Pronto Soccorso dell’Ospedale San Paolo di Civitavecchia, nel territorio della Asl Roma 4 che racconta cosa è successo a lei e alle sue colleghe durante il suo turno dell’8 marzo, proprio il giorno della Giornata internazionale della donna. “È arrivato al pronto soccorso un uomo molto agitato e ubriaco. Mentre io e le mie colleghe stavamo registrando il paziente nel portale di accettazione dedicato presso il nostro Triage, l’uomo ha iniziato a insultarci e ad appellarci con epiteti poco carini poi ha cercato di aggredirci fisicamente. Subito dopo l’uomo si è scagliato contro le porte di accesso colpendole violentemente e causandone la rottura”, racconta Fabiana in occasione della Giornata contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari che si tiene oggi.

“Si è scatenato il panico, tutto il personale sanitario era terrorizzato così come i pazienti che erano in sala d’attesa. Purtroppo pur essendo presente il posto di polizia presso il PS, che dovrebbe essere attivo nelle ore diurne, ormai è consuetudine che non ci sia personale di Polizia presente quindi siamo stati costretti ad attivarci da soli nel chiamare prima la vigilanza e poi le forze dell’ordine per darci assistenza e supporto in quanto tutto il pronto soccorso era in balia di questo paziente”, continua Fabiana. “L’episodio ha causato l’interruzione del pubblico servizio bloccando l’attività di 7 operatori tra medici infermieri e personale di supporto, i quali sono diventati ostaggio della situazione in attesa che le forze dell’ordine intervenissero”, spiega raccontando che “la cosa che troviamo assurda è che nonostante fosse previsto il posto di polizia presso il Triage nelle ore diurne, questo servizio ormai non viene più coperto con la presenza di agenti di Polizia di Stato”.

Le aggressioni fisiche e verbali, le ingiurie e gli atti di violenza sono ormai all’ordine del giorno, siamo tutti consapevoli che fare un turno di lavoro al Pronto soccorso è come scendere in battaglia e rischiare qualcosa di importante”, spiega Fabiana. “La situazione di precarietà e paura durante il servizio è costante e quotidiana” e “tutti viviamo con la paura prima o poi che possa succedere qualcosa di più serio”, dice ancora. “Lavorare in posti di prima linea oltre a farci rischiare la pelle ci fa vivere con ansia la giornata di lavoro. Abbiamo paura e temiamo sempre possa succedere qualcosa, il pensiero è sempre quello di andare via e trovarci un altro posto”, conclude Fabiana. 

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