Lo dice Cittadinanzattiva: "In tema di liste d'attesa, accesso alle visite specialistiche e agli esami diagnostici, visite di controllo, siamo ancora al palo"

Lo slogan della giornata del 7 aprile è ‘Salute per tutti’ ma siamo costretti a dire in Italia la Salute non è uguale per tutti“. Così Anna Rita Cosso, presidente di Cittadinanzattiva, che, intervistata da LaPresse, aggiunge: “Le disuguaglianze tra i territori sono fortissime e accentuano difficoltà che esistevano già prima della pandemia e si sono acuite dopo di essa”.

I numeri sono impietosi: secondo l’ultimo rapporto dell’associazione, in Italia si arriva ad attendere quasi due anni per una mammografia e circa un anno per una ecografia, una tac, o un intervento ortopedico. Nel 2021 ha rinunciato a curarsi più di un italiano su 10 e con l’uscita dall’emergenza Covid la situazione non è migliorata come sperato: “In tema di liste d’attesa, accesso alle visite specialistiche e agli esami diagnostici, visite di controllo, siamo ancora al palo – continua – senza aver recuperato i livelli pre-pandemia che già non erano quelli di una situazione ideale”. Risorse, organizzazione, medicina del territorio e utilizzo del digitale sono le chiavi su cui punta per il cambio di marcia il ministro della Salute Orazio Schillaci che, intervenendo sul Pnrr, all’evento Healthcare Talk di Rcs Academy e Corriere della Sera, sottolinea: “E’ un’occasione unica per segnare il cambio di passo e la modernizzazione della sanità in Italia” e aggiunge: “Qualche ritardo se c’è è per le gare che abbiamo in corso ma sono molto sereno che rispetteremo tutti i tempi”.

Delle 13.748 segnalazioni raccolte nel rapporto presentato lo scorso anno da Cittadinanzattiva, il 23,8% riguarda l’accesso alle prestazioni. Seguono la prevenzione (19,7%), l’assistenza territoriale (17,4%), l’assistenza ospedaliera e mobilità sanitaria (11,4%). “Abbiamo assistito in questi anni a un depotenziamento del Servizio Sanitario Nazionale dal punto di vista delle risorse economiche e delle risorse di personale – sostiene Cosso – Con il covid sembrava che questa tendenza si sarebbe invertita e invece così non è stato perché il depotenziamento continua: si chiudono gli ospedali e tagliano i posti letto, ma non ci sono ancora alternative reali sul territorio”.Sull’autonomia differenziata, il ministro la vede “come un modo per superare le disuguaglianze”, mentre la presidente di Cittadinanzattiva si dice preoccupata, perché “voler portare avanti la riforma, senza prima fare in modo che le regioni che sono indietro facciano passi in avanti nell’adeguamento ai livelli essenziali di assistenza, è un rischio che non possiamo correre”, aggiunge. 

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