Il presidente pentastellato della Camera ha rimarcato la distanza con l'alleato leghista. Ma è da prima della nascita del governo giallo-verde che ha dimostrato di mal digerire l'alleanza con il Carroccio

L'avanguardia anti-salviniana affila la armi in vista della kermesse dell'Italia a Cinque Stelle. Il popolo del Movimento, sabato e domenica, invaderà il Circo Massimo di Roma e vorrà ascoltare progetti e parole 'ortodosse', non certo contaminate da valori nazionalisti e sovranisti. Per cementificare l'argine, il presidente pentastellato della Camera, Roberto Fico, ha rimarcato la distanza con l'alleato leghista.

Il 'caso' condono, che tante fibrillazioni sta portando all'interno dell'esecutivo, è solo un pretesto per poter allontanare lo spettro di una 'salvinizzazione' del Movimento. "Non siamo uguali alla Lega – ha precisato – e non ci candideremo con la Lega". Per Fico esiste "un filo rosso" che unisce e suggella l'alleanza e questo "è il contratto". Da quel perimetro non si esce. Ha usato parole ultimative, il presidente, tanto da arrivare a dire che "se non si va avanti con il contratto, non si va avanti". E ancora, sulla norma contestata del decreto fiscale, il presidente di Montecitorio ha precisato che "scudo penale o fiscale non sono nel programma, quindi il Movimento non solo non capirebbe ma non potrebbe proprio votarlo".

La posizione non è certo lasciata al caso, anzi. Fico è entrato più nello specifico, e senza lasciare spazio a dubbi ha risposto al ministro dell'Interno chiedendogli di confrontarsi con lui "sui contenuti" e non sulle chiacchiere. È da prima della nascita del governo giallo-verde che Fico ha dimostrato di mal digerire l'alleanza con il Carroccio. La linea Maginot, prima di ogni questione, è stata tracciata sulla questione migranti, raggiungendo il suo punto più critico durante i giorni della nave Diciotti. In piena crisi, quando tutta Europa era col fiato sospeso sulla sorte dei 177 migranti che hanno atteso 5 giorni davanti al porto di Catania, Fico, a gamba tesa, ha tuonato: "Ora sbarchino tutti". Adesso che il popolo del 'vaffa' è al governo, ha preso sembianze diverse dall'origine e Fico rappresenta, per ora, l'unico baluardo contro il fagocitamento leghista. Fico lo sa e continua per la sua strada, anche se è ancora poco chiaro il percorso e l'obiettivo. 

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