La premier ha parlato in vista del Consiglio Europeo. Sul piano ReArm Europe: "Annuncio roboante rispetto alla realtà, non toglierà nulla ai fondi di coesione"
Apre il suo intervento ponendo l’accento sul fatto che quello attuale è “un momento estremamente complesso per le dinamiche globali e allo stesso tempo decisivo per il destino dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente“. E con lo stesso concetto chiude, ribadendo che “non è un tempo facile” e che “il quadro è in continua mutazione“. Eppure Giorgia Meloni confessa di avere una “certezza”, ovvero che l’Italia ha “tutte le carte in regola per attraversare anche questa tempesta“. La presidente del Consiglio, rendendo nell’Aula del Senato le comunicazioni in vista del Consiglio europeo, tocca tutti i temi inseriti nell’agenda del summit in programma giovedì e venerdì a Bruxelles, a cominciare dal discorso legato ai dazi e ai rapporti commerciali con gli Stati Uniti di Donald Trump. Dazi a cui la Commissione europea ha risposto annunciando contromisure di riequilibrio. “Sono convinta che ci sono i margini per trovare un accordo – afferma Meloni -. Bisogna ragionare in modo pragmatico, non rispondere per istinto, e continuare a lavorare, con concretezza e pragmatismo, per trovare un possibile terreno d’intesa e scongiurare una ‘guerra commerciale’ che non avvantaggerebbe nessuno, né gli Stati Uniti né l’Europa. E credo che non sia saggio cadere nella tentazione delle rappresaglie che diventano un circolo vizioso nel quale tutti perdono. Per questo credo che le energie dell’Italia debbano essere spese alla ricerca di soluzioni di buon senso tra Stati Uniti ed Europa“.
In diretta dal Senato della Repubblica, le comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo. https://t.co/TVDw9QYQFO
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) March 18, 2025
Meloni: “Non immaginabile” dividere Europa e Usa sulla difesa
Il rapporto Ue-Usa torna anche sul dossier Ucraina, con Meloni che prima ribadisce “la ferma e totale condanna della brutale aggressione russa”, e poi “con determinazione” afferma di essere “al fianco del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ogni qual volta viene attaccato per la sola ragione di aver ricordato chi sono gli aggressori e chi gli aggrediti“. Passaggio questo salutato con una standing ovation da palazzo Madama. E l’applauso convinto dell’emiciclo scatta anche quando la premier invia “un affettuoso saluto” a Papa Francesco che “anche in un momento di prova non ha mai fatto mancare la sua forza e la sua guida. Il mio augurio è quello di poterlo vedere il prima possibile ristabilito del tutto”. Tornando al tema dell’Ucraina, Meloni rimarca di sostenere gli sforzi di Trump per giungere a una pace “giusta e duratura”. Dopo aver ribadito che l’invio di truppe italiane in Ucraina e l’esercito unico non sono temi all’ordine del giorno, e che l’invio di truppe europee a Kiev è un’opzione “molto complessa, rischiosa e poco efficace”, definisce “non immaginabile” dividere Europa e Stati Uniti sul fronte del tema più ampio della difesa. “È giusto che l’Europa si attrezzi per fare la propria parte, ma è nella migliore delle ipotesi ingenuo, nella peggiore folle, pensare che oggi possa fare da sola, senza la Nato – afferma -. Chi tenta di scavare un solco tra le due sponde dell’Atlantico, non fa che indebolire l’intero Occidente, a beneficio di ben altri attori. Noi crediamo che l’Italia debba spendere le sue energie per costruire ponti, non per scavare solchi“. Strategia questa che la premier sta attuando da prima dell’arrivo di Trump alla Casa Bianca, e che intende portare avanti anche in vista del prossimo viaggio a Washington, ancora non calendarizzato ma su cui le diplomazie sono al lavoro.
‘ReArm Europe’, “annuncio roboante rispetto alla realtà”
L’altro grande tema su cui Meloni non si sottrae è quello che riguarda il piano ‘ReArm Europe’, nome che ribadisce non condividere perché “fuorviante per i cittadini”. “Rafforzare le nostre capacità difensive non significa banalmente acquistare armamenti – dice rivolgendosi all’Aula – ma occuparsi di molte più cose rispetto al semplice potenziamento degli arsenali“. E a proposito dell’entità finanziaria del piano, 800 miliardi di euro, precisa alcuni concetti. In primis che “l’Italia non intende distogliere un solo euro dalle risorse della coesione“. E poi, in sede di replica, che il piano è stato accompagnato da “un annuncio molto roboante rispetto alla realtà e alla natura di quanto viene proposto” perché riguardo ai soldi, questi “non ci sono perché non stiamo parlando di nuove risorse dell’Ue, ma di una ipotetica possibilità che gli Stati possano fare maggiore deficit“. Dopo aver spiegato che una “manovra correttiva attualmente non è nei radar del Governo”, i titoli di coda di Meloni sono caratterizzati da una stilettata indirizzata a chi – come il M5s, ma in molti guardano anche alla Lega – porta avanti “quella grossolana semplificazione secondo cui aumentare la spesa in sicurezza equivale a tagliare i servizi“. “Non è così – conclude la premier – e chi lo sostiene sta ingannando i cittadini. Il nostro lavoro è mettere il destino degli italiani prima del nostro, la coscienza prima dei sondaggi“.
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