Pd: "Meloni lo cacci o ne condivide le frasi eversive"

È polemica dopo le dichiarazioni del deputato Federico Mollicone (Fratelli d’Italia) in merito alla strage di Bologna del 2 agosto 1980: in un’intervista a La Stampa, l’onorevole ha detto che le sentenze che hanno condannato vari esponenti dell’estrema destra e della loggia massonica P2 per l’attentato alla stazione in cui morirono 85 persone hanno espresso un “teorema politico” volto a colpire la destra. “La presidente del Consiglio ha detto una cosa ovvia: le sentenze hanno rilevato la matrice neofascista“, ma “bisogna capire se le sentenze hanno rispettato le garanzie processuali” o se invece “si cerca di creare un teorema come è accaduto a Berlusconi per decenni facendolo diventare addirittura il referente della mafia”, perché “non possiamo accettare come dogmi sentenze che non stanno rispettando le garanzie di un giusto processo. È ora di farla finita con questa ipocrisia”, ha dichiarato Mollicone, secondo cui “era chiaro dall’inizio del processo a Bellini, criminale conclamato e collaboratore dei servizi e del procuratore Sisti, e che mai ha avuto a che vedere con noi, che l’obiettivo di parte della magistratura fosse quello di accreditare il teorema per cui nel Dopoguerra gli Usa, con la loggia P2, il neofascismo e perfino il Msi avrebbero, con la strategia della tensione e le stragi, condizionato la storia repubblicana”. Questo non vuol dire difendere Bellini, “noi siamo quella destra che, non oggi, ma negli anni Settanta, ruppe con chi scelse il terrorismo. La storia di Bellini non c’entra con la nostra, e nemmeno mi interessa il suo curriculum giudiziario. Ma non posso non vedere l’operazione che i giudici hanno portato avanti e che lo ha reso la vittima di un teorema”, continua Mollicone, che sostiene di avere le prove per sostenere quel che dice: “Molte. Elencarle tutte ci porterebbe via molto tempo”, ma quello sulla strage di Bologna “è un processo che non cerca la verità giudiziaria ma esclusivamente un teorema politico“. Per questo c’è bisogno di “trovare la verità storica per tutti gli italiani. Chiederemo a Nordio, con un’interrogazione parlamentare, di verificare ciò che sto denunciando”, ha concluso il deputato di FdI.

Schlein: “Inadeguato, Meloni prenda le distanze”

Dura la reazione della segretaria del Pd, Elly Schlein: “Ci voleva uno come Mollicone, dopo due giorni del solito vittimismo di Giorgia Meloni, per confermare che nel suo partito c’è chi tenta di riscrivere la storia negando le responsabilità dei neofascisti accertate dalle sentenze. È molto grave che in questa triste giornata, a 50 anni dalla strage neofascista dell’Italicus, dai banchi istituzionali della destra di governo vi sia ancora il tentativo di inquinare la memoria di quella stagione mettendo in discussione le sentenze su Bologna e criticando la magistratura. Cosa aspetta Meloni a prendere le distanze dalle gravissime parole di Mollicone, che si dimostra del tutto inadeguato a presiedere la Commissione Cultura? Farà prevalere anche stavolta la ragion di partito?”, ha scritto Schlein in una nota. 

Bonaccini (Pd): “Meloni cacci Mollicone o ne condivide frasi eversive”

“Le parole di Federico Mollicone, parlamentare di FdI, sono di una gravità inaudita. A fronte di sentenze passate in giudicato, che hanno inequivocabilmente individuato la matrice fascista della strage della stazione di Bologna, Mollicone ribalta la storia e sovverte i fatti, denunciando pubblicamente gli stessi atti della magistratura. Davanti a questo ennesimo tentativo di riscrivere la storia contro tutto e tutti, non spetta più a noi smentirlo, ma direttamente a Giorgia Meloni“, ha commentato Stefano Bonaccini, presidente del Pd ed europarlamentare. “La presenza di Mollicone nell’aula di Montecitorio è già in sé uno schiaffo alla dignità del Parlamento e la sua permanenza alla presidenza di una commissione autorevole come quella della Cultura e dell’istruzione della Camera è impossibile – sottolinea Bonaccini -. Se Meloni non lo toglie da lì e non lo caccia dal suo partito significa che ne condivide le affermazioni eversive. Saremmo allora di fronte a un problema decisamente più grave”.

 

 

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