Il presidente della Repubblica ha deposto una corona di fiori davanti alla stele che ricorda le vittime del 28 maggio 1974

Un lungo minuto di silenzio e poi otto rintocchi di campana e un applauso al termine. In piazza della Loggia, a Brescia, si ricorda il 50esimo anniversario della strage neofascista del 28 maggio 1974 che provocò 8 morti e 102 feriti. Erano le 10:12. I terroristi di Ordine Nuovo colpirono mentre era in corso una manifestazione sindacale, piazzando un ordigno in un cestino dei rifiuti. Un’esplosione interruppe quel giorno l’intervento dal palco del sindacalista Cisl, Franco Castrezzati, oggi 98enne, presente anch’egli alla commemorazione. 

 

Alcune migliaia di persone hanno partecipato alla celebrazione di oggi in piazza della Loggia. “28 maggio 1974. Noi non dimentichiamo. 28 maggio 2024″, si legge sullo striscione di colore rosso dei pensionati Cgil, Cisl e Uil esposto sotto l’orologio, collocato vicino alla campana. Il momento di raccoglimento si è tenuto dopo la lettura dei nomi delle 8 vittime e gli interventi dal palco, fra cui quello di due studentesse del Liceo ‘Enrico Fermi’ di Salò. In mattinata, hanno sfilato le sigle sindacali e, fra gli altri, una delegazione di Alleanza Verdi e Sinistra guidata da Nicola Fratoianni, arrivato a Brescia in compagnia di Roberto Salis, padre di Ilaria. 

Giunto nella città lombarda anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha deposto in piazza della Loggia a Brescia una corona di fiori sotto la stelle dei caduti nel 50esimo anniversario della strage del 28 maggio 1974. Il capo dello Stato, accolto da applausi, ha salutato le centinaia di persone in piazza con un gesto della mano. “Presidente, difendiamo la Costituzione“, ha urlato qualcuno. 

Meloni: “Lotta contro ogni terrorismo, libertà nostro pilastro”

“A distanza di 50 anni dalla strage di Piazza della Loggia il mio ricordo va alle vittime innocenti di quel tremendo attentato, ai loro familiari, ai feriti e a tutti coloro che ancora oggi ne portano le cicatrici indelebili, nel cuore e nella mente”. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, aggiungendo che “continueremo a lottare contro ogni forma di terrorismo, affinché libertà e democrazia restino i soli pilastri sui quali si fonda la nostra Nazione”. 

Mattarella: “Barbaro atto terrorismo, oggi Repubblica è a Brescia”

“Sono trascorsi cinquant’anni dal vile attentato di Piazza della Loggia che uccise otto persone e ne ferì 102, alcune in modo grave e con lesioni permanenti. Oggi la Repubblica Italiana è Brescia, è Piazza della Loggia, è questo teatro, con la presenza e il coinvolgimento di tante persone”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenendo alla commemorazione del 50° anniversario della strage di Piazza della Loggia, a Brescia. “Tra loro giovani e giovanissimi, con la volontà di prendere parte a questa commemorazione, di rendere testimonianza e di stringersi attorno alla città, che avverte tuttora il trauma e la ferita di quel tragico, barbaro atto di terrorismo“, ha aggiunto il Capo dello Stato. 

Mattarella ricorda nomi vittime 

“Tutti gli italiani che, nel 1974, erano cittadini consapevoli ricordano, in maniera indelebile, quella orribile giornata, a partire dalle prime, incerte notizie della mattina. Fino alla drammatica conferma, alla diffusione dei particolari e alla straziante contabilità delle vittime. I loro nomi sono stati ricordati in piazza. Voglio ripeterli qui, in teatro: Giulietta Banzi Bazoli, di 34 anni. Livia Bottardi Milani, 32 anni. Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni. Alberto Trebeschi, suo marito, 37 anni. Euplo Natali, 69 anni. Luigi Pinto, 25 anni. Bartolomeo Talenti, 56 anni. Vittorio Zambarda, 60 anni” le parole del presidente della Repubblica. “Tre donne e cinque uomini. Giovani, meno giovani, anziani. Quasi una rappresentanza della cittadinanza bresciana, nelle sue diverse generazioni. Quante vite interrotte da quel gesto infame! Quanti sogni, quanti progetti per il futuro sottratto, quante speranze, quanti legami di affetto lacerati”, ha aggiunto il Capo dello Stato.

Mattarella: “Terrorismo nero colpì chi voleva democrazia”

“La strage di Brescia fece seguito a numerosi gravi episodi in questo territorio nei mesi immediatamente precedenti: pestaggi, intimidazioni, attentati neofascisti contro sedi di istituzioni, di sindacati, di cooperative, di giornali, di scuole, di forze dell’ordine. Armi, bombe ed esplosivi erano stati scoperti e sequestrati durante gli arresti di alcuni estremisti di destra. Un giovanissimo neofascista, pochi giorni prima della strage, era morto ucciso dal materiale esplosivo che trasportava. La manifestazione del 28 maggio, promossa dai sindacati, nasceva come risposta della cittadinanza, della società civile bresciana contro questa serie di inaccettabili minacce e violenze. Fu, allora, che il terrorismo nero decise di alzare il livello di azione criminale” dice Sergio Mattarella. “Con quella bomba ad alto potenziale, proditoriamente collocata in un cestino sotto i portici, Brescia fu colpita al cuore – aggiunge il Capo dello Stato – Colpita nella sua bella piazza, centro pulsante della vita cittadina, durante una mattinata di impegno civico in cui un popolo senz’armi era sceso in strada accanto alle forze sociali e politiche per ribadire un forte no alla violenza e alla paura. L’intento immediato degli attentatori era chiaro: punire e terrorizzare chi manifestava contro il neofascismo e in favore della democrazia”. 

Mattarella: “Attentato per riportare tempo indietro a stagione oscura”

“L’obiettivo di quel turpe attentato era, inoltre, un messaggio e un tentativo di destabilizzazione contro la Repubblica Italiana e le sue istituzioni democratiche. Con quella bomba si volevano fermare le conquiste sociali e politiche. Gli ideatori, gli esecutori, i complici di quella strage volevano riportare il tempo indietro: a una stagione oscura, segnata dall’arbitrio della violenza, dalla sopraffazione, sfociata nella guerra” continua il presidente della Repubblica. “Mentre, in quello stesso anno, i popoli di Portogallo e di Grecia si liberavano finalmente dell’oppressivo fardello dei regimi autoritari, in Italia vi era chi tramava e complottava per instaurarvi un nuovo regime autoritario. Contro la Repubblica, nata dalla lotta della Resistenza, che aveva indicato le sue ragioni fondanti nella democrazia, nella libertà, nel pluralismo, nella solidarietà, principi scolpiti nella Carta Costituzionale”, aggiunge il Capo dello Stato.

Mattarella: “Neofascisti volevano disordine e sfiducia in democrazia”

“Provocare un clima di disordine e di paura, esasperare la popolazione, immettere nella società la sfiducia nella solidità del metodo e delle istituzioni democratiche, inaugurare una nuova stagione di repressione erano gli obiettivi della galassia di terrorismo neofascista, che si nutriva di giovani manovrati, di militanti violenti, di ideologi raffinati e perversi e di una oscura rete di complicità, costituita da silenzi, benevolenze, omissioni, coperture” prosegue Sergio Mattarella. 

Mattarella: “Tra terrorismo nero e rosso ha vinto Stato”

Di fronte alla guerra violenta di opposti terrorismi – nero e rosso – che – in quella stagione di sangue e di aspri conflitti internazionali – provarono a rovesciare la Repubblica e la sua democrazia, possiamo dire oggi, con certezza, che ha prevalso lo Stato, la Repubblica, il suo popolo, con i suoi autentici, leali servitori” sottolinea il presidente della Repubblica. “Una vittoria che è stata di tutti i cittadini italiani, che si sono sempre raccolti, nei momenti più bui, attorno alle istituzioni e che non si sono mai lasciati sedurre dalle insidie della violenza, della lotta armata, dell’eversione. E che mai hanno reclamato l’instaurazione di misure autoritarie per sconfiggere la minaccia terroristica”, ha aggiunto.

Mattarella: “Complici hanno tradito Italia” 

“Nella polemica dell’epoca ci fu chi, a proposito di questa impressionante catena di attentati, parlò di stragi di Stato. È una definizione che suscita passioni, sollecita sdegno, ma che suscita e sollecita anzitutto una diversa riflessione. Perché era lo Stato democratico il bersaglio dei terroristi e lo Stato democratico non si identifica con complici, pavidi, corrotti, o addirittura infiltrati in apparati dello Stato per cercare di corroderli dall’interno” prosegue Sergio Mattarella. “Allo Stato – quello disegnato dalla nostra Costituzione – appartengono i magistrati, requirenti e giudicanti, le forze dell’ordine che, con fatica e tenacia, hanno condotto indagini e hanno raggiunto certezze su molti e fondamentali aspetti di quegli attentati – ha aggiunto il Capo dello Stato – Lo Stato è costituito dalle pubbliche istituzioni che hanno resistito, rispettando le regole costituzionali, dai cittadini, dalle forze sociali, dai rappresentanti del popolo, dai partiti della nostra democrazia, da tutte le donne e gli uomini – la stragrande maggioranza – che hanno speso il loro impegno e lo spendono per la difesa della libertà e della democrazia. Complici e collusi, strateghi di morte, non rappresentano lo Stato, ma una gravissima minaccia contro la Repubblica. Hanno tradito l’Italia. Hanno tramato nell’ombra contro il loro popolo e il loro Paese”, ha concluso. 

Mattarella: “Risposta Stato può sembrare lenta ma rispetta diritto”

La risposta dello Stato democratico nella lotta al crimine e nel fare giustizia – vorrei dirlo soprattutto ai ragazzi presenti – può apparire talvolta lenta. Certo, è sempre auspicabile una risposta tempestiva, per quanto possibile rapida, ma, quel che va ricordato, perché fondamentale, è che essa rispetta le garanzie dello Stato di diritto: questo conferisce solidità e affidabilità” le parole di Sergio Mattarella.

Mattarella: “Respingere chi mina libertà e democrazia”

“Anche oggi, per via di un quadro internazionale caratterizzato da guerra e violenza, respiriamo un’atmosfera di tensione. Pur nei suoi contorni incerti e frammentati si intravede, nel mondo, il disegno di minare i valori di libertà e democrazia che rappresentano l’unica base solida della pace e della convivenza internazionale, alimentando tensioni, esasperando i conflitti, cercando di alimentare, attraverso la diffusione di notizie false e allarmanti, la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche. E’ un tentativo che, oggi, come allora, va respinto. Con fermezza, con coraggio e con fiducia nella forza della democrazia e del diritto”. 

Mattarella: “Complicità occulta e ignobile di uomini Repubblica”

 “Le diverse sentenze che hanno riguardato la strage di Piazza della Loggia hanno complessivamente chiarito il quadro, delineando con precisione responsabilità, dinamiche e complicità. Di recente, si è aperto un nuovo filone di inchiesta, dal quale potrebbero emergere nuovi tasselli. Attendiamo con paziente fiducia perché la verità è un pilastro della democrazia” evidenzia Mattarella.

Mattarella: “Attendiamo verità, pilastro democrazia” 

 “Le diverse sentenze che hanno riguardato la strage di Piazza della Loggia hanno complessivamente chiarito il quadro, delineando con precisione responsabilità, dinamiche e complicità. Di recente, si è aperto un nuovo filone di inchiesta, dal quale potrebbero emergere nuovi tasselli. Attendiamo con paziente fiducia perché la verità è un pilastro della democrazia” conclude il Capo dello Stato.

La Russa: “Profonda ferita nella storia della Repubblica”

“Il 28 maggio di 50 anni fa l’attentato di Piazza della Loggia provocò otto vittime e il ferimento di oltre cento persone. Una strage che ancora oggi rappresenta una profonda ferita della storia della nostra Repubblica. Ma il popolo italiano reagì con forza e coraggio al tentativo di destabilizzare la democrazia” scrive sui social il presidente del Senato Ignazio La Russa.

“In questa triste ricorrenza rivolgo il mio messaggio di vicinanza ai familiari delle vittime, a tutti coloro che persero un proprio caro e alla città di Brescia. Mantenere viva la memoria di quanto accaduto è un monito per le giovani generazioni affinché tutto ciò non si ripeta mai più”, aggiunge.

Tajani: “Anni bui che abbiamo dovere di ricordare” 

“28maggio Sono 8 i rintocchi dell’orologio di Piazza della Loggia, 8 come le vittime che persero la vita 50 anni fa con un tragico attentato. Anni bui segnati dal terrorismo, pagine di storia che abbiamo il dovere di ricordare. Per la democrazia e contro ogni forma di eversione” scrive sui social il vicepremier e leader di FI Antonio Tajani.

Fontana: “Tra pagine più buie storia Repubblica” 

“La strage di piazza della Loggia è stata una delle pagine più buie della storia della Repubblica. A 50 anni esatti dall’attentato, di matrice neofascista, ricordiamo le vittime innocenti e abbracciamo i loro familiari. La memoria di chi perse la vita in quel tragico 28 maggio 1974 vive nei cuori di tutti noi. Grazie a chi, in questi anni, non ha mai abbandonato la ricerca della verità e della giustizia. Onorare le vittime oggi significa anche rinnovare l’impegno collettivo a tutelare i valori della pace e della democrazia, beni preziosi da proteggere da minacce ed estremismi” dichiara il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana.

Figlia ferito strage: “Come allora fascismo prova a rialzare testa” 

“Soffiava un pericoloso vento sulla nostra città e sul nostro Paese. Il fascismo stava prepotentemente rialzando la testa. Alle 10.12 di quella mattina” si realizzò “una storia di sangue e di morte. Tuttavia e nonostante, la storia riprende sulla strada della democrazia. Ora come allora il fascismo prova a rialzare la testa e ad avvelenare l’aria che respiriamo”. Così Silvia Peroni, figlia di Redento Peroni, uno dei feriti della strage del 28 maggio 1974, prendendo la parola dal palco di piazza della Loggia a Brescia. “La storia diventava la storia di una scelta di tante donne e tante uomini che quel giorno fecero una scelta antifascista”, ha sottolineato.

Roberto Salis: “A Brescia per Ilaria, abbiamo visto danni fascismo”

 “Sono qui perché questo è un luogo dove abbiamo visto i danni che può provocare il fascismo. L’antifascismo è qualcosa che si deve continuare a mantenere perché, se si chiudono gli occhi, può succedere quello che è successo 50 anni fa, come sta accadendo adesso in Ungheria o come stanno cercando di far accadere adesso in Italia. Sono qui per ilaria, non avrebbero mai invitato me a portare i fiori. Ilaria è fortemene antifascista. Tutte queste manifestazioni che ricordano qual è il dovere di un antifascista sono per lei molto importanti”. Così Roberto Salis, padre di Ilaria, in piazza della Loggia a Brescia con Nicola Fratoianni (Avs) nel giorno del 50esimo anniversario della strage. 

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