Dibattito acceso anche sul tema dell'aborto, Meloni: "Vogliamo fare in modo che la legge 194, che già garantisce una scelta libera, abbia piena attuazione"

Prosegue e si inasprisce lo scontro tra maggioranza e opposizioni sui temi del fine vita e dell’aborto. Il primo è al centro di un ricorso al Tar presentato dal governo contro la delibera della Regione Emilia-Romagna sul suicidio medicalmente assistito, mentre sul secondo, in Aula alla Camera, una parte della Lega si smarca dal governo. Alcuni deputati del Carroccio infatti si sono astenuti nel voto su un ordine del giorno del Pd, comunque bocciato, che chiedeva di assicurare che l’emendamento presentato da FdI sull’aborto all’interno del decreto Pnrr (che prevede la presenza dei comitati Pro Life nei consultori) non creasse limitazioni alla piena attuazione della legge 194.

“Quello che si sta facendo in questo momento è fare in modo che la legge 194, che già garantisce una scelta libera, abbia piena attuazione, al contrario di quello che dicono le opposizioni”, sottolinea in serata la premier Giorgia Meloni da Bruxelles.

Sul fine vita, è ormai scontro frontale tra esecutivo ed Emilia-Romagna: il 12 aprile, la Presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Salute hanno infatti depositato al Tar regionale un ricorso contro la direzione sanitaria Salute della persona, per chiedere l’annullamento delle delibere di giunta che davano attuazione al suicidio medicalmente assistito nella regione. Le motivazioni, riportate nelle oltre 20 pagine del documento, spiega la consigliera regionale di Forza Italia Valentina Castaldini, evidenziano la carenza assoluta di potere dell’ente in merito al tema, e la contraddittorietà e l’illogicità delle motivazioni introdotte nelle linee guida inviate alle aziende sanitarie per la gestione del suicidio medicalmente assistito. “Un mese fa, l’11 marzo – spiega Castaldini a LaPresse – ho fatto ricorso al Tar, notificato alla Regione, e ora con il ricorso del governo si allarga il fronte contro un atto che non può neanche essere preso in considerazione. Una delibera attua una legge nazionale o regionale, ma qui la legge non c’è, Bonaccini ha deciso di fare una delibera, anche per paura del voto, come accaduto in Veneto. Ora dobbiamo capire se si può fare richiesta di unire i due ricorsi, il nostro e quello del governo”. Lo scorso febbraio, la giunta regionale aveva approvato due delibere per l’accesso al fine vita, e inviato alle aziende sanitarie le linee guida per la gestione delle richieste di suicidio medicalmente assistito.

Il Partito democratico alza gli scudi: “Ricorso ideologico, bene l’Emilia-Romagna che attua la sentenza della Corte Costituzionale sul diritto importante a un fine vita dignitoso. Facciamo una legge in Parlamento”, dice la segretaria Elly Schlein. Per Stefano Bonaccini, presidente dem e governatore della Regione, “il governo fa campagna elettorale sulla pelle delle persone. Anziché preoccuparsi di dare una legge al Paese e alle persone che vivono in condizioni drammatiche, sceglie addirittura di boicottare l’Emilia-Romagna che attua la sentenza dalla Corte Costituzionale”. Bonaccini promette che “l’Emilia-Romagna difenderà i propri atti e soprattutto il diritto di un paziente in fine vita a decidere per sé, senza dover chiedere il permesso al governo e alla destra”. Diversi altri esponenti dem e anche di Avs attaccano la decisione del governo, mentre la maggioranza è sotto attacco alla Camera da giorni per l’emendamento sui consultori al Dl Pnrr voluto da FdI. E proprio su un odg su questo emendamento, 15 dei 37 deputati leghisti scelgono l’astensione. La Camera ha comunque respinto con 93 voti favorevoli, 117 contrari e 18 astenuti l’ordine del giorno, ma l’astensione dei leghisti, compreso il capogruppo Riccardo Molinari, ha fatto rumore. “Come sempre sui temi etici abbiamo lasciato libertà di coscienza, e quindi c’è stato chi ha seguito le indicazioni del governo e chi si è astenuto”, commenta lo stesso Molinari in Transatlantico poco dopo il voto.

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