Per il senatore i dem sono diventati "la casa di una sinistra massimalista figlia della cancel culture americana". Soddisfatto Renzi: "Continuiamo a crescere"
Il senatore Enrico Borghi lascia il Partito Democratico per passare a Italia Viva. In un’intervista a Repubblica, Borghi ha detto che i dem sono diventati “la casa di una sinistra massimalista figlia della cancel culture americana che non fa sintesi e non dialoga”, annunciando di credere “in un nuovo progetto riformista alternativo alla destra e distinto da questo Pd”, vale a dire il partito di Matteo Renzi.
Renzi: “Italia Viva continua a crescere”
“Italia Viva continua a crescere, non solo nel numero dei tesserati. Abbiamo raggiunto quota diecimila, ma possiamo e vogliamo fare di più”, ha commentato l’ex premier nella sua enews. “Questo approccio è un approccio che riscuote interesse. In tutta Italia si stanno iscrivendo a Italia Viva cittadini, consiglieri comunali, dirigenti di altri partiti, amministratori. Oggi ci ha raggiunto il senatore Enrico Borghi che ha annunciato la sua adesione a IV dalle colonne di Repubblica. La sua intervista è molto bella e merita di essere letta nella sua interezza. È infatti una intervista che parla di politica, che spiega il senso di una scelta partendo dalla politica, che rappresenta un inno alla politica“, ha aggiunto Renzi.
Renzi: “Stimo Borghi da tanti anni”
“Conosco e stimo Enrico Borghi da tanti anni. Sono felice che le nostre strade tornino a incrociarsi oggi. Il progetto riformista cresce. Ed è un progetto che serve all’Italia”, ha detto ancora Renzi.
La reazione a livello locale
“L’uscita dal Partito Democratico del senatore Enrico Borghi, annunciata questa mattina, ci lascia sorpresi e amareggiati nei modi e nei contenuti. Sentiamo il dovere di difendere la nostra comunità politica da quella che appare essere una vicenda riguardante più che altro il ceto politico nazionale, piuttosto che il popolo democratico degli iscritti”. Così in una nota la Segreteria Provinciale del Partito Democratico del Vco. “Non possiamo inoltre non sottolineare che questa scelta lede fortemente il rapporto fiduciario costruito tra gli elettori e le elettrici del nostro collegio che hanno votato il Senatore Borghi come capolista del Partito Democratico. Fino a ieri abbiamo lavorato assieme sul percorso politico di questi mesi, sia locale che nazionale, e pur nel rispetto delle posizioni congressuali assunte, nessun elemento è emerso che ci facesse immaginare questa sua scelta. Non è quindi frutto di un percorso condiviso con altri, ma una scelta individuale”, si legge ancora nella nota.
“Nel merito delle critiche poste, che rimangono sempre legittime, e le giustificazioni addotte di una presunta posizione attuale del PD ‘massimalista’ o addirittura ‘estremista’, ci appaiono come evidenti forzature e non corrispondono alla nostra linea politica. Il Partito Democratico ha scelto, con l’elezione del nuovo gruppo dirigente, di caratterizzarsi maggiormente su alcuni temi come lavoro, ambiente, diritti ecc., ma rimane, sempre e comunque, una casa in grado di accogliere e far vivere al suo interno le varie anime del centro sinistra che hanno animato il PD, a partire da quella riformista e cattolica. Su questo continueremo ad impegnarci come gruppo dirigente del Verbano Cusio Ossola, per una comunità che rimane forte e solida”, conclude la nota.
Segretario regionale Pd: “Sbaglia, mancato confronto”
“La scelta di Enrico Borghi ha colto tutti di sorpresa. Non posso nascondere prima di tutto l’amarezza per le modalità“. Così a LaPresse Domenico Rossi, segretario piemontese del Pd, a proposito della decisione di Enrico Borghi di lasciare i dem ed entrare in Italia Viva. “Avrei preferito che si aprisse un confronto, soprattutto con il territorio, che invece ha appreso tutto a giochi fatti. Comprendo la forte delusione dei tanti militanti e dirigenti che lo hanno sostenuto con convinzione durante l’ultima campagna elettorale. La mia attenzione oggi è soprattutto nei loro confronti. Credo che Enrico Borghi sbagli la lettura sulla situazione politica e sul Pd. E’ il Pd il perno della costruzione di un’alternativa alle destre, come anche lui ha più volte sostenuto da dirigente nazionale: è nel Pd che si portano avanti le battaglie anche quando si perdono in congressi”. “Ritengo ingenerose e forzate le parole che ha usato per definire la nuova fase del partito – prosegue Domenico Rossi -. Siamo solo agli inizi di un percorso che non ha nulla di massimalista, ma che cerca di caratterizzarsi con più forza sui temi della giustizia, dell’ambiente e del lavoro. Il nostro partito resta una comunità aperta, inclusiva capace di coniugare sensibilità diverse attorno a un progetto che punta al rilancio e al progresso economico, sociale e civile del Paese, con un’attenzione privilegiata verso chi fa più fatica e per la difesa dei beni comuni, sanità e istruzione in testa”. E poi aggiunge: “Già domani sarò nel Vco per essere accanto alla comunità politica democratica. Personalmente sono dispiaciuto per questa decisione anche in nome della stima che ho nei confronti di Enrico e della strada condivisa insieme a lui in questi anni. Sono sicuro non mancheranno, anche in futuro, occasioni di incontro e di lavoro comune per fermare il disastro che la destra, sempre più a trazione Fratelli d’Italia, sta generando a livello nazionale e sul nostro territorio”.
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