Pd, confronto tv Bonaccini-Schlein accende sfida

Pd, confronto tv Bonaccini-Schlein accende sfida
Foto Alessandro Bremec/LaPresse 20-02-2023 Milano, Italia – Cronaca – Il dibattito tv tra i due candidati alle Primarie del Partito Democratico Stefano Bonaccini ed Elly Schlein nella sede di Sky TG24 a Milano. Nella foto: Stefano Bonaccini ed Elly Schlein February 20, 2023 Milano Italy – News – The TV debate between the two candidates for the Primaries of the Democratic Party Stefano Bonaccini and Elly Schlein in the headquarters of Sky TG24 in Milan. In the photo: Stefano Bonaccini and Elly Schlein

Ultima settimana di congresso per i due contendenti alla segreteria del partito dem

Come da previsioni saranno Stefano Bonaccini ed Elly Schlein a sfidarsi ai gazebo domenica prossima per succedere a Enrico Letta alla guida del Pd. Gli oltre 151mila iscritti che hanno votato nei congressi dei circoli, infatti, hanno sin qui concesso il gradino più alto del podio al governatore dell’Emilia Romagna che ha ottenuto 79.787 voti, pari al 52,87% delle preferenze. Seconda Schlein, forte dei  52.637 voti, (34,88%). Si fermano qui, nella competizione, Gianni Cuperlo ( 12.008 voti pari al 7,96%) e Paola De Micheli (6.475 voti, pari al 4,29%). I due contendenti aprono l’ultima settimana di congresso sfidandosi in tv al ‘confronto’ di SkyTg24. Giacca blu sbottonata e camicia bianca, senza cravatta, lui. Giacca fucsia e camicia a fantasia bianca e blu lei.

Entrambi rivendicano con orgoglio il metodo dem per la scelta del leader e sperano che i partecipanti ai gazebo superino quota un milione, asticella sin qui sempre raggiunta che allontanerebbe ogni rischio flop. Parte forte della sua esperienza Bonaccini. Perché segretario? “Perché credo di avere accumulato l’esperienza giusta, guidando il partito a tutti i livelli, vincendo ovunque e tenendo insieme il partito”, dice, promettendo unità e un Pd capace di tornare al Governo, “ma solo dopo aver vinto le elezioni”. “Sconfitta” è invece una delle prime parole che pronuncia Schlein. “Veniamo da una dura sconfitta. È il tempo dell’umiltà, dell’ascolto. Abbiamo perso la nostra identità: la lotta alle diseguaglianze, la giustizia climatica e sociale. E’ tempo di ridare una casa a chi si è sentito orfano”, assicura. Entrambi si ritrovano su posizioni comuni sulle armi a Kiev e sulla necessità di un ulteriore sforzo diplomatico per arrivare alla pace e sulla difesa del 41 bis – anche se nessuno dei due, in questo momento, andrebbe a trovare in carcere l’anarchico Alfredo Cospito. Il primo botta e risposta si consuma su Giorgia Meloni e sul suo Governo. Il giudizio di Bonaccini all’esecutivo “è molto negativo, da 4”. I tagli alla sanità, sulla scuola, i dietrofront su superbonus e accise. Quanto alla premier, però, il governatore precisa: “Non mi permetto di giudicare, hanno già giudicato gli italiani: se dicessi che è incapace dopo che ci ha battuto alle politiche e alle Regionali, sfiorerei il ridicolo. Voglio batterla nelle urne”. Schlein allora ribatte: “Non sono d’accordo con Stefano. Questo governo colpisce i più fragili: combatte i poveri e non la povertà, punisce le donne con opzione donna, abbiamo visto la brutalità con la quale hanno portato i migranti nei porti più lontani. Penso non ci sia da misurare le critiche verso un Governo non è stato capace di condannare l’aggressione squadrista a Firenze”, incalza. Bonaccini si gioca allora la prima possibilità di replica sulle quattro previste dalle regole del format: “Ho dato voto 4 al governo, il mio giudizio è durissimo. Voglio vincere le elezioni non perché parlo male degli altri, ma perché gli italiani ci giudicano più capaci degli altri”.

Anche sul lavoro emerge qualche differenza. “Rendere il lavoro precario più costoso del lavoro stabile e aumentare le buste paga”, la ricetta di Bonaccini. “Non sono d’accordo sull’idea di far pagare meno il lavoro stabile. Bisogna ridurre fortemente il lavoro precario e bisogna lottare per una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario”, replica Schlein. Anche sui diritti il confronto si accende. L’ex voce di ‘OccupyPd’ propone matrimonio egualitario, diritti per le coppie omogenitoriali e legalizzazione della cannabis. “Posso sottoscrivere le sue parole ma mi permetto di dire a Elly che però dobbiamo tenere insieme i diritti civili a quelli sociali. Tenerli insieme per portarli avanti”, incalza Bonaccini. “Se vuoi sottoscrivere le mie parole fallo – la controreplica – Chi vuole fare gerarchie non è nostro amico. Chi fa gerarchie in genere ha problemi con gli uni o con gli altri”. Bonaccini usa di più il fair play anche quando c’è da definire in cosa differiscono le due proposte programmatiche. “Non amo dire quali sono le differenze tra di noi, preferisco ribadire la mia proposta di un partito popolare e del lavoro”. “È bene che le differenze emergano. Poi dal giorno dopo lavoreremo tutti per far vincere il Pd – punge invece Schlein -. Lo dicevo prima sul lavoro precario o sulla linea di Minniti: lui si è detto favorevole, io non lo sono mai stata”.

E se entrambi non sono d’accordo a un cambio di nome del partito, in parte diversi sono i ‘compagni di viaggio’ che includerebbero in un ipotetico camper Pd. A parte gli altri sfidanti nella corsa alla segreteria porterebbe Giorgia Meloni “per studiare l’avversario, batterla e per dirle che non ce ne facciamo nulla di una premier donna che non aiuta le altre donne” Schlein, che vorrebbe con sé anche Rossana una ragazza plurilaureata incontrata durante la campagna elettorale alla quale hanno proposto solo stage gratuiti. Porterebbe, invece, Mario Draghi “che è molto più autorevole di Giorgia Meloni ai vertici internazionali” e Liliana Segre e vorrebbe con sé anche Walter Veltroni e i 7 milioni di voti persi dal Pd da quando lui era segretario. Nella domanda incrociata il governatore dell’Emilia Romagna chiede alla rivale se lo sosterrà in caso di sconfitta: “Assolutamente sì, senza ombra di dubbio. Abbiamo già dimostrato di saper lavorare bene insieme ed è la migliore promessa che possiamo fare”, risponde la sua ex vice. Chiede quasi un’ammissione di responsabilità sul Jobs act e le altre riforme renziane Schlein: “Io credo di aver dato una buona mano al Pd insieme a tanti altri. Specie tre anni fa quando abbiamo fermato la destra in Emilia Romagna e vincemmo perché fummo molto chiari. Cero il Pd ha fatto errori, ma non lo devo dire io, lo hanno già detto gli elettori”. L’appello finale al voto rispecchia la differente impostazione data alla campagna dai due. È più valoriale Schlein: “La destra fa la destra e ha vinto le elezioni. Noi dobbiamo fare la sinistra. Perché se cambia il Pd cambia l’Italia”, insiste. Pragmatico e sicuro Bonaccini: “Veniamo da troppi anni di sconfitte e voglio un Pd che si rafforzi per tornare a vincere, che metta in campo nuovo gruppo dirigente e soluzioni concrete per i cittadini”, dice sicuro. Adesso la parola ai gazebo.

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